Da circa 40 giorni una decina di ragazzi di nazionalità pakistana sosta davanti alla Questura di Asti, nell’ormai vano tentativo di formulare la propria richiesta di asilo politico e di ottenere accoglienza presso le strutture adibite sul territorio.
Sono tutti reduci dalla rotta balcanica: un viaggio infernale della durata di mesi, dove hanno più volte messo a repentaglio la propria vita nell’attraversamento di quelle linee immaginarie che gli Stati tracciano sul territorio e che diventano qualcosa di reale solo attraverso la violenza poliziesca.
Non possiedono nulla se non quel poco che sono riusciti a portarsi dietro e quello che riescono a recuperare dalla carità cittadina e dalla solidarietà di quelli che si sono avvicinati a loro. All’alba si presentano all’ingresso e ricevono sempre la stessa risposta: “non ci sono posti nei centri di accoglienza, non possiamo farvi entrare”. I ragazzi aspettano pazienti e, passato mezzogiorno, si disperdono per la città, andando a dormire la notte nei parchi cittadini o temporaneamente da qualche connazionale solidale. Queste persone sono arrivate qua nella speranza di ottenere migliori condizioni di vita e pensando di essersi lasciati alle spalle il peggio, e ora si trovano di fronte al muro di una burocrazia insensata che gli impedisce di esprimere quello che è un loro elementare diritto: formulare la richiesta di asilo. Un diritto che è completamente slegato dall’effettiva disponibilità di posti sul territorio.
Di fronte a questa situazione come Laboratorio Autogestito La Miccia, insieme a una serie di solidali accorsi spontaneamente, ci siamo mobilitati. Innanzitutto per parlare con queste persone, capire la loro situazione, portare generi di prima necessità e metterli in contatto con gli avvocati astigiani e dell’Associazione per gli Studi giuridici per l’immigrazione.
Lasciamo a questi ultimi i tecnicismi sulle disposizioni di legge e prendiamo pubblicamente parola per denunciare questa intollerabile situazione di cui sono responsabili le stesse autorità cittadine che cercano di lavarsene le mani. In questi anni, come collettivo, ci siamo più volte mobilitati contro il sistema assassino delle frontiere, che ogni anno miete vittime tanto all’esterno quanto all’interno del nostro Paese. Tanto in un Mar Mediterraneo trasformatosi in enorme fossa comune per migliaia di migranti, quanto sul nostro territorio dove troppo frequenti sono i casi di persone morte in circostanze poco chiare all’interno dei Centri di Permanenza per il rimpatrio: veri e propri campi di concentramento della cosiddetta democrazia dove si è rinchiusi non per quello che si fa ma per quello che si è. La lotta perchè questi ragazzi possano ottenere almeno quanto spetta loro di diritto, è un piccolo pezzo di una battaglia ben più grande: in solidarietà con tutte le persone in viaggio e contro i meccanismi di emarginazione e oppressione che queste persone subiscono quotidianamente. Lottiamo per un mondo senza più stati, nè frontiere, nè galere, dove nessuno debba più essere considerato clandestino o irregolare, dove nessuno debba più mettere a repentaglio la propria vita nel tentativo di migliorare la propria esistenza, per sé e per i propri cari. Nel fare questo, non ci voltiamo dall’altra parte e continueremo a sostenere le rivendicazioni di queste persone, a portargli la nostra solidarietà attiva, fino a quando non verrà data loro adeguata risposta.
LABORATORIO AUTOGESTITO LA MICCIA