FREE(K) PRIDE – FROCIAL MASS

Tra il 27 e il 28 giugno 1969 a New York, nel bar Stonewall Inn, la comunità gay, lesbica, trans, queer di New York si ribellò all’ennesima violenta retata della polizia. Gli scontri andarono avanti per giorni, e fu il primo Pride della storia. Oggi le comunità nere e razzializzate si stanno ribellando in tutti gli Stati Uniti contro lo stesso tipo di società che non ha rinunciato né al razzismo né all’oppressione dell’etero-patriarcato. La nostra società non è diversa, e in questi mesi l’emergenza sanitaria ha evidenziato ancora di più l’indifferenza e la violenza sistemica a cui sono sottoposte tutte le soggettività che non hanno certi privilegi: chi è in carcere o in un cpr, le donne, chi viene da un paese straniero e ha la pelle nera, le persone queer, non binarie, omosessuali e bisessuali, in transizione, le persone malate, anziane, con problemi di dipendenze o con problemi mentali. In questa data storica vogliamo stare al fianco di tutte le persone discriminate e marginalizzate perchè non conformi, devianti, inutili e perciò sacrificabili, secondo la logica di ferro di questo sistema politico ed economico criminale. Nonostante l’epidemia, e anzi proprio per quello che ne è emerso, anche quest’anno un Pride è NECESSARIO.  

Il coordinamento Torino Pride, l’associazione di secondo livello che a Torino raggruppa tutte le associazioni lgbt+ mainstream, comprese le lobby liberal espressione dei partiti di maggioranza, e polis aperta, un’associazione di sbirri gay, ha deciso quest’anno di celebrare, nel cosiddetto pride month, il “primo pride online della storia”.

Anche quest’anno preferiamo invece aderire entusiastu ed indecorosu alla Frocial Mass chiassosa, solidale e inclusiva, sempre in lotta come fu a Stonewall contro ogni discriminazione, ogni ingiustizia, ogni segregazione! 

https://ahsqueerto.noblogs.org/post/2020/06/21/11-luglio-freek-pride-frocial-mass/

 

Chiacchierata Transfemminista! VOL. IV ⚧

Questa chiacchierata “a ruota libera” è stata forse necessaria per sfogare l’ansia dei lunghi mesi passati, ma ci siamo resx conto che non tuttx sono riuscitx a prendere la parola, e questo ci dispiace perchè come collettivo avremmo dovuto gestire gli interventi per includere tuttx.

La prossima volta proveremo a darci qualche regola, condivisa e stabilita all’inizio tra lx partecipantx, per dare spazio a tutte le persone che desiderano prendere la parola e condividere esperienze!


 
DOMENICA 14 GIUGNO H. 18 @ PARCO RISICHELLA ZONA SAN ROCCO -ASTI-
CHIACCHIERATA TRANSFEMMINISTA ♥ RIPRENDIAMO DA DOVE ABBIAMO LASCIATO ♥
 
L’otto marzo eravamo pronte a portare i nostri corpi e le nostre idee in piazza, per una chiacchierata pubblica. Per parlare della sicurezza delle strade che attraversiamo, della violenza che ci raggiunge comunque sotto all’occhio onnipresente delle telecamere, nel privato delle nostre case e nei luoghi di lavoro. Per riflettere sulle alternative a quella sorveglianza che non ci rende più sicurx ma solo più oppressx, alternative che vogliamo fatte di solidarietà e autodifesa.
 
Non è stato possibile perchè il divieto alle manifestazioni, anche se all’aperto e con il corretto distanziamento, è stata la misura di sicurezza più tempestiva per contrastare la diffusione del coronavirus.
 
L’emergenza sanitaria ha poi monopolizzato la nostra quotidianità e il dibattito pubblico. Non sono mancate riflessioni sull’impatto dell’epidemia e delle misure di distanziamento per le donne e per tutte le persone queer, trans, bi e omosessuali: convivenza con partner violenti, violenze domestiche e femminicidi durante il lockdown, la difficoltà a raggiungere i centri antiviolenza, il peso dei lavori di cura – retribuiti e non – che sono ricaduti come sempre per la maggior parte sulle spalle delle donne, il peso e la violenza di dover convivere forzatamente con persone che non riconoscono la propria identità di genere o il proprio orientamento sessuale, la difficoltà o l’impossibilità ad accedere alle terapie ormonali per le persone trans, la difficoltà di accesso alle interruzioni volontarie di gravidanza, le gravi difficoltà economiche di chi lavora in nero comprese le persone che fanno lavori sessuali. 
 
Discorsi e testimonianze importanti che hanno viaggiato in forma virtuale, e che vogliamo ora condividere tra tutte e tutti e tuttu, parlando di questo periodo e di come l’abbiamo vissuto, di quali misure solidali si possono mettere in atto durante le emergenze, di tutto quello che ci viene in mente! Per confrontarci, ascoltarci, metabolizzare il trauma, sostenerci a vicenda e costruire una rete solidale e inclusiva.
 
Incontriamoci dunque faccia a faccia! Chiacchieriamo!
 
Approfittando della bella stagione proponiamo un incontro all’aperto così si riduce la possibilità di contagio e riusciamo a mantenere la distanza.
 
♥ Porteremo qualche sedia, ma se puoi portati uno sgabello, o una coperta da mettere a terra.
 
♥ Portati qualcosa da bere e sgranocchiare, se vuoi fare un po’ di aperitivo. Per il momento evitiamo di condividere cibo e bevande tra più persone!
 

Aperto a tuttu gli esseri umani di ogni genere, orientamento, età, forma e colore. Venite numeros* a portare le vostre esperienze e curiosità, domande e risposte, libri da consigliare, letture, canzoni, anche solo ad ascoltare e passare un pomeriggio piacevole e un po’ diverso!

Ricordiamo che L.A. Miccia è uno spazio libero e antisessista: fasci, machi, bulli, omofobi, transfobici e razzisti non sono benvenut*.

 
 

31 maggio – 1 giugno due momenti di lotta antimilitarista ad Asti

F35? Valgono centocinquantamila terapie intensive. La portaerei Trieste? Cinquantamila respiratori polmonari. Una manciata di blindati e un elicottero? Trecentotrentamila posti letto oppure dieci miliardi di mascherine.


La produzione bellica non si è mai fermata. In pieno lockdown l’AIAD, la Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza, membro di Confindustria, scriveva ai propri associati che c’era “l’opportunità per le società e le aziende federate, di proseguire la propria attività, concentrando l’operatività sulle linee produttive ritenute maggiormente essenziali e strategiche”.
Essenziale e strategico per chi e per cosa? Per i governi e per le agenzie di sicurezza che li acquistano per i vari teatri di guerra. Questo settore dell’industria bellica, che ha in Piemonte uno dei suoi centri di eccellenza, non ha mai smesso di funzionare a pieno regime, perché la
guerra per il governo Conte è un motore “essenziale” dell’economia, un tassello indispensabile per i giochi di potenza a livello planetario.
Gli anziani delle RSA, i lavoratori obbligati a far circolare le merci, i commessi dei supermercati, i medici, infermieri e OSS erano sacrificabili. Pedine di poco valore sullo scacchiere della storia.
Mentre cacciabombardieri, elicotteri da combattimento, missili e droni venivano prodotti dalle varie industrie piemontesi, la gente continuava ad ammalarsi senza ricevere cure adeguate, oggi la prevenzione è ancora un’utopia, mentre visite ed esami specialistici per altre patologie restano pressoché azzerati.
A maggio hanno riaperto buona parte delle attività produttive e commerciali, la sanità privata offre i suoi servizi a pagamento, mentre l’attività ambulatoriale resta in lockdown. La metafora della guerra al virus, tanto cara al governo, ha un sapore agre di fronte alla strage di questi mesi.
Decine di migliaia di morti. Quanti sarebbero ancora vivi se ci fossero state le strutture adatte ad affrontare l’epidemia?


Le spese militari in Italia crescono da anni, così come i tagli alla sanità. Per chi se le può permettere ci sono le cliniche private, la prevenzione, le cure. Per gli altri la vita, specie in questi mesi, è diventata un terno al lotto.
Ma a decidere non è mai il destino. Decidono padroni e governi. Sono loro che hanno deciso dove e come investire, dove e perché spendere il denaro sottratto alle nostre buste paga.
La spesa militare è passata dall’1,25 per cento del Pil fino a raggiungere un picco del 1,45 per cento mentre quella sanitaria è scesa di un punto percentuale, con una previsione per il 2020 che si aggira sul 6,5 per cento del Pil.
Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio Mil€x nel 2020 sono stati stanziati circa 26,3 miliardi in spese militari, un miliardo e mezzo in più rispetto al 2019. 5,9 miliardi di euro sono destinati all’acquisto di nuovi sistemi d’arma.
Provate a calcolare quanti posti letto, quanti ospedali, quanti tamponi, quanta ricerca si potrebbe finanziare con questi 26 miliardi e rotti di euro. Avrete la misura della criminalità di chi ci governa oggi e di chi ci ha governato in questi anni.
Neppure l’epidemia ha fermato il business bellico. Anzi. La portaerei Cavour, costata 1,3 miliardi ed entrata in servizio nel 2009, è stata utilizzata per promuovere il made in Italy armiero nel mondo. Una nuova portaerei, la Trieste, varata lo scorso anno ci è costata 1,2 miliardi di euro.


In piena pandemia il governo ha deciso di acquistare per la Marina Militare due sommergibili dal costo di 1,3 miliardi di euro, che saranno costruiti da Fincantieri. Le armi italiane, in prima fila il colosso pubblico Leonardo, sono presenti su tutti i teatri di guerra.
Sette miliardi di euro sono stati sbloccati dal Ministero della Difesa e dal MISE per la prevista “Legge Terrestre” che dovrebbe garantire la costruzione di diversi armamenti. In aprile Fincantieri ha vinto la gara per alcune fregate destinate alla Marina Militare staunitense.
Le 36 missioni militari all’estero, al servizio dell’imperialismo tricolore, costano 1,3 miliardi l’anno.C’è anche un bonus per l’industria bellica: un blindato Lince, testato in zona di guerra, ha un valore aggiunto per i nuovi acquirenti. Le guerre che paiono lontane sono invece vicinissime: le armi che uccidono civili in ogni dove, sono prodotte non lontano dai giardini dove giocano i nostri bambini. I blindati Lince, oltre che in Afganistan, sono stati testati tra le montagne piemontesi, nel cantiere-fortino di Chiomonte, in Val Susa.
In questi anni i militari italiani facevano sei mesi in Iraq, Libano, Afganistan e sei mesi per le strade delle nostre città. Guerra interna e guerra esterna sono due facce della stessa medaglia. I militari, promossi a poliziotti durante la pandemia, sono nelle nostre strade per affiancare le altre forze dell’ordine nella repressione di ogni insorgenza sociale.
In molte località sono impiegati nelle zone popolari. In Piemonte sono concentrati soprattutto a Torino, dove hanno stretto in una morsa le strade di Aurora e Barriera, quartieri dove la povertà, la precarietà, la difficoltà a mettere qualcosa in tavola, a pagare i fitti e le bollette, già forte, è aumentata durante il lockdown.
In questi due mesi e mezzo il governo ha alternato il bastone alla carota, regalando elemosine e distribuendo multe e denunce. Il loro nemico sono i poveri, quelli che rischiano la vita lavorando in nero, perché altrimenti non saprebbero come camparla, il loro nemico sono i lavoratori sacrificabili, i braccianti che devono chinare il capo e non pretendere protezioni. Niente deve fermare la macchina del profitto: chi la inceppa è trattato da nemico, da vittima sacrificabile.


Negli ultimi 10 anni sono stati tagliati 43.000 posti di lavoro nella sanità. In Italia ci sono 3,2 posti letto ogni mille abitanti, contro i 4,7 della media europea. In Germania sono otto: inutile chiedersi perché lì la diffusione dell’epidemia sia stata controllata molto meglio che da noi. In Italia i posti letto (15mila euro l’uno) sono calati del 30 per cento tra il 2000 e il 2017.

I responsabili siedono in tutte le poltrone rosse del parlamento.
Dopo due mesi e mezzo di pandemia, la situazione non è migliorata: non ci sono state nuove assunzioni di medici, infermieri, assistenti sanitari, gli ospedali non sono luoghi sicuri né per chi ci lavora né per chi vi è ricoverato.
Chi osa denunciare la situazione viene deferito ai consigli di disciplina o licenziato. I lavoratori della sanità devono scegliere tra la borsa e la vita. Tra rischiare la vita per avere uno stipendio, o rischiare il posto per difendere la propria vita e quella degli altri.
In questi mesi il governo ha provato a renderci complici di una strage di stato, soffocandoci di retorica patriottica e coprendoci con un sudario tricolore.
L’unione sacra degli italiani nella “guerra” al coronavirus, il sacrificio della libertà per il bene di tutti. Una favola che si scioglie di fronte a bombardieri prodotti a Cameri, mentre alle persone ammalate venivano prescritti tachipirina e scongiuri.
Anche quest’anno in vista del 2 giugno, che, come ogni anno verrà celebrato con cerimonie militari e appelli patriottici, saremo in piazza, per dire che non ci stiamo, che non ci arruoliamo.
Il nazionalismo è un virus mortale, che di anno in anno sta infettando la nostra società. La paura del domani viene usata per innalzare nuove barriere, per finanziare guerre, stragi, occupazioni militari.
Gli anziani sacrificati nelle RSA mentre si costruivano sommergibili da guerra sono l’emblema di regole sociali che è nostro impegno spezzare. Noi siamo con chi sciopera per non morire di lavoro, con chi ha resistito alla militarizzazione ed ha creato reti solidali.
Disertori, anarchici, senzapatria saremo in piazza, con tutte le precauzioni necessarie, contro tutti gli eserciti, tutte le frontiere, tutte le guerre. Per un mondo senza confini, stati, padroni, di liber* uguali, solidali.

Assemblea Antimilitarista – Torino
Federazione Anarchica Torinese – FAI
Laboratorio Autogestito La Miccia – Asti