Cos’è veramente utopistico? Lo sforzo di chi cerca di attuare “una pace duratura fra i popoli dopo aver abbattuto le vere cause della guerra”?
Oppure è utopistico illudersi “di arrivare ad un federalismo europeo e mondiale in piena rivalità di interessi capitalistici e di tendenze spiccatamente egemoniche dei diversi Stati”? Questo si domandava il gruppo anarchico astigiano “Pietro Ferrero” nel 1950 (Era Nuova, 15/05/1950).
La nascita dell’Unione Europea come la conosciamo oggi era ancora ben lontana ma chi aveva vissuto gli orrori di due guerre lo sapeva bene che non si può realizzare nessuna pace se continuano a esistere eserciti pronti a combattere, caserme colme di soldati, fabbriche d’armi a pieno regime, confini militarizzati, nazionalismi, interessi capitalistici e Stati. E lo sapeva bene Giacomo Tartaglino, animatore del gruppo libertario astigiano, lui che aveva disertato la Prima Guerra mondiale, rischiando la vita e aiutando centinaia di disertori come lui a trovare rifugio in Svizzera. Lui che per vent’anni aveva subito la repressione fascista e le conseguenze disastrose dell’imperialismo mussoliniano. Lo sapeva bene lui che, nel luglio del ’44, a 65 anni, aveva preso le armi ed era andato in montagna.
Oggi, a distanza di più di 70 anni le cose non sono cambiate. I bagliori della guerra sono tornati a illuminare i cieli d’Europa. L’Ucraina, invasa dalle forze militari russe, piange i suoi morti. Gli stati europei e la NATO minacciano ritorsioni ancor più sanguinose e iniziano una corsa ancora più sfrenata agli armamenti.
L’Europa “civilizzata” ha nuovamente fallito nella sua missione; la diplomazia degli Stati si è rivelata ancor più inefficace. Chi aveva affidato ai governi la speranza in soluzioni pacifiche, chi ancora crede nella buona volontà dei governanti e nell’efficacia della preghiera, è stato crudelmente smentito dai fatti.
Finché esisteranno armi ed eserciti si troveranno assassini in doppio petto o in divisa che proveranno a usarli. Finché esisteranno alleanze militari contrapposte, vi sarà il rischio di possibili escalation atomiche. Finché prevarrà il sistema degli Stati, non cesserà tra di essi la competizione per l’egemonia militare, politica ed economica.
Finché non ci libereremo del nazionalismo e di un’economia basata sullo sfruttamento feroce di risorse e di persone, allora avranno spazio i guerrafondai di ogni risma. Finché non elimineremo le cause strutturali delle guerre, le richieste di pace non saranno altro che ipocrite illusioni.
L’indignazione non basta. Per fermare la guerra bisogna incepparne i meccanismi.
Boicottiamo gli eserciti, i generali e i loro complici. Opponiamoci alle sanzioni che colpiscono solo i più poveri. Chiudiamo le industrie d’armi che sono le uniche che stanno facendo profitti in questo scenario di sangue. Chiudiamo le basi militari presenti sul nostro territorio. Smantelliamo le spese militari. Non un soldo, non un uomo per le loro sporche guerre.
Solidarietà alle popolazioni vittime della guerra e in fuga dai massacri. Solidarietà ai popoli russo e ucraino costretti a uccidersi a vicenda. Contro l’invasione russa e contro il nazionalismo ucraino. Contro Putin e contro la NATO. Sosteniamo i compagni anarchici e pacifisti russi che, scesi in questi giorni in piazza contro la guerra, vengono caricati, malmenati, incarcerati e repressi dalla polizia di Putin.
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