#Iorestoacasa. Ma chi una casa non ce l’ha?

Da molti giorni ormai, a tutte le ore in televisione, nelle radio, sui social si susseguono raccomandazioni, appelli, regole da mantenere e hashtag che invitano a restare a casa per limitare e bloccare il COVID19.

Bene, ma per chi una casa non ce l’ha?

In Italia ci sono oltre 55 mila persone che vivono per strada. Un numero che questa emergenza sanitaria ha reso, anche ad Asti, ancora più visibile. Non più nascosti dalle fronde degli alberi dei parchi ora chiusi al pubblico, gettati in solitudine nelle strade semi-deserte, oggi più che mai, le condizioni di vita di queste persone ci appaiono in tutta la loro drammaticità. I senzatetto sono una importante fetta di popolazione che oltre i quotidiani disagi di una vita difficile, oggi si trovano a fronteggiare a “petto nudo” il virus di inizio millennio, che ha già mietuto centinaia di vittime nel Paese, con il rischio di essere loro stessi degli strumenti di contaminazione. In alcuni comuni le autorità non si stanno interessando dei protocolli per la gestione delle persone in strada: presi dal rispetto dei decreti emanati dal Presidente Conte hanno fatto chiudere centri di accoglienza con la conseguenza dell’interruzione di alcuni servizi igienici quali docce e distribuzione di indumenti e di ambulatori. Un vero paradosso se pensiamo che una delle raccomandazioni principali per difendersi dal contagio è quella di lavarsi spesso le mani. Come fanno a lavarsi spesso le mani con sapone o gel a base alcolica se non hanno un posto dove farlo?

Molte delle realtà associative che si dedicano al miglioramento delle condizioni di vita dei senza fissa dimora, con l’attuazione dei vari Decreti, hanno dovuto modificare i servizi facendo accedere alla mensa poche persone per volta, fornendo pasti da asporto, spesso pasti non caldi, da mangiare fuori dalle strutture. Nella maggior parte delle città  i centri chiudono alle 11:00 dopodiché le persone, con tutte le strutture chiuse, sono costrette a restare per strada.  Ed è qui che scatta la seconda beffa per i senzatetto.

Accusati di non rispettare l’ordinanza del “restate a casa” vengono multati, secondo il DPCM del Presidente Conte, dalle forze dell’ordine. È già accaduto a Milano, Modena, Verona, Siena, Roma e in tante altre città.

Istituzioni e mezzi di informazione ci continuano a chiedere di stare a casa, perché fuori le epidemie si muovono liberamente, fuori c’è il pericolo del contagio; ma proprio in queste situazioni di emergenza è necessario pensare e agire per chi un tetto sopra la testa non ce l’ha. Nelle nostre città decorose e sicure la povertà e il disagio non devono essere visibili, perchè potrebbero disturbare le nostre coscienze. L’architettura ostile – paranoica espressione della crudeltà prodotta dal sistema capitalistico – ha creato una galleria di oggetti architettonici degna di un museo degli orrori. Sotto i ponti appositi spuntoni impediscono di potersi sdraiare. Anche le panchine non possono essere usate per dormirci, ogni angolo appena più protetto è munito di dissuasori. E non siamo all’interno di un film su una civiltà distopica. Siamo qui, adesso, nelle smart city dei sindaci sceriffo.

Stando agli ultimi dati la polizia ha effettuato 4.859.687 controlli, mentre i tamponi eseguiti sono stati 691.461 (http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=83649, https://www.agi.it/cronaca/news/2020-04-06/coronavirus-multe-8218739/). Si discute animosamente sulle casistiche sulle quali fare i tamponi, ma si trova del tutto sensato continuare a sprecare risorse pubbliche per le azioni di controllo e di repressione della polizia. Come se il virus si potesse sconfiggere con le multe e non con i dispositivi medici. Ancora una volta quello di cui abbiamo davvero bisogno non è di apparati securitari ma di sistemi sanitari funzionanti e di case per tutti e tutte. Ad Asti sono tantissimi gli immobili e le case lasciate vuote, abbandonati in attesa di speculazioni edilizie più vantaggiose. Negli anni passati, nella nostra città, numerose sono state le occupazioni a scopo abitativo. Tali azioni ci hanno mostrato con tutta evidenza come gli spazi per risolvere l’emergenza abitativa non manchino. A mancare è, da parte delle istituzioni, la volontà di intervenire efficacemente. E questo perché il profitto di pochi non può essere messo in discussione.

In varie città italiane gruppi di attivisti, spazi occupati e associazioni si sono organizzati per portare la spesa a casa alle persone anziane e per sostenere con azioni solidali chi maggiormente vive le difficoltà ai tempi del coronavirus. Questa pandemia ci restituisce ancora una volta una società divisa in due. Da una parte chi ci controlla, multa, sfratta e sgombera, sprecando in repressione soldi che potrebbero essere utilizzati per la salute. Dall’altra chi si organizza per un tetto sulla testa di tutti e tutte e per non lasciare indietro nessuno. Due modi di percepire il mondo inconciliabili. Due opzioni di fronte alle quali siamo chiamati a scegliere. Tu da che parte stai?

Iorestoacasamanonrestoinsilenzio. La solidarietà è un’arma.

Fonti:

https://www.internazionale.it/reportage/giuseppe-rizzo/2020/03/16/senzatetto-coronavirus

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/16/coronavirus-55mila-senzatetto-non-possono-stare-in-casa-e-le-strutture-faticano-rischio-per-se-e-per-gli-altri-serve-impegno-istituzioni/5737491/

https://m.dagospia.com/architettura-ostile-ecco-alcuni-dettagli-che-non-avevate-mai-notato-nelle-vostre-citta-ma-che-172701