IN LOTTA CONTRO FASCISMO, GUERRA E REPRESSIONE

Alcuni interventi di piazza durante la giornata.

Nel marzo 2020 sono scoppiate rivolte in 23 carceri italiane a seguito delle misure prese dallo stato per fronteggiare l’epidemia, principalmente per la decisione di sospendere i colloqui. Durante l’intervento della polizia penitenziaria per sedare le rivolte del carcere di Modena morirono 14 persone.

Nel 2022 è stato raggiunto il record di suicidi, 84 persone in un solo anno.
Ricordiamo che ogni morte in carcere è una morte di carcere, ogni suicidio all’interno del carcere è un omicidio di stato.

Da anni ormai si parla di sovraffollamento delle carceri italiane come un problema non risolvibile ma continuano ad essere oltre 31.000 i detenuti in attesa di processo e solo 13.000 le persone in misura alternativa.

In questi anni il carcere continua a mostrarci il fallimento degli obiettivi utilizzati per giustificare la sua esistenza.

I tassi di recidiva continuano ad essere superiori al 70% e questo dimostra il fallimento del carcere rispetto agli obiettivi di rieducazione e prevenzione.
Questi dati sono il risultato naturale di un’istituzione che si basa sulla violenza, che usa la deprivazione sensoriale come strumento di tortura, che infantilizza gli adulti al suo interno privandoli di ogni tipo di indipenza, che distrugge la dignità, che toglie la voce e rende invisibile chi è rinchiuso. Il carcere diventa sempre di più il contenitore di tutto il disagio prodotto da questa società, contenitore di tutti i corpi non conformi, di tutte le identità che non trovano un posto, di tutte le individualità indecorose che tanto preoccupano questo paese.

Il carcere diventa sempre di più un muro che cerca di dividere e isolare i compagni e le compagne che decidono di lottare contro il sistema assassino in cui siamo costretti a vivere.

In questa realtà di repressione sempre maggiore e di aggravamento delle pene l’unica proposta di depenalizzazione del governo è la richiesta di abolire il reato di tortura. La proposta è stata avanzata da Fratelli d’italia per tutelare l’immagine della polizia e permettere agli agenti di fare il proprio lavoro.

La punta di diamante di questo sadico sistema è il 41 bis, fino a poco tempo fa completamente sconosciuto ai più. In questo regime la persona viene chiusa in una cella 1,52 x 2,52 per 23 ore al giorno. L’ora d’aria concessa scorre all’interno di un cubicolo di cemento di pochi metri quadri, il cui perimetro è circondato da alte mura e il cielo è coperto da diversi strati di rete metallica. È permesso un solo colloquio audio e video registrato attraverso un vetro, una volta al mese, della durata massima di un’ora.
Il 41 bis è tortura, il 41 bis è l’arma statale per eccellenza in questa guerra contro il nemico interno, in questa guerra alle diverse forme di conflitto sociale.

Grazie alla lotta del compagno Alfredo Cospito e alla mobilitazione internazionale nata al suo fianco, negli ultimi mesi il muro di silenzio intorno a questi due infami regimi è stato rotto. Il 18 aprile Alfredo ha deciso di terminare lo sciopero della fame che portava avanti da ormai 6 mesi ma la sua e la nostra lotta continua per tutti e tutte le detenute sottoposte a questi infami regimi.

Sempre a fianco di chi lotta
Solidali con Anna, Alfredo, Ivan e Juan
Libertà per tutti i prigionieri e tutte le prigioniere .


CONTRO OGNI FASCICMO, LOTTA TRANSFEMMINISTA!
Il fascismo, nella sua forma istituzionalizzata del ventennio, si è concluso 78 anni fa. Non si è però esaurito il fascismo come ideologia, come cultura politica e anzi, nei decenni ha lavorato per rinnovarsi.

Il fascismo non è solo il faccione del duce,i fasci littori,le braccia tese e le teste rasate: è il feticcio della tradizione, la paura della differenza, il culto dell’eroismo e del militarismo, dell’obbedienza e del sacrificio, il disprezzo della vulnerabilità e della debolezza, il machismo, il culto del patriarcato e della famiglia patriarcale, il nazionalismo e l’orgoglio dell’ignoranza.
Oggi ci troviamo con un governo retto da un partito che fa espliciti riferimenti all’ideologia e all’estetica fascista. Questo sembra aver allarmato anche persone che si sentivano piuttosto al sicuro da eventuali “rigurgiti”, pensando forse che la democrazia e la costituzione fossero uno scudo sufficiente. Come transfemministe, non abbiamo mai dormito in quella sicurezza, abbiamo visto salite questa ondata nera, anno dopo anno più alta.

Una grande parte dell’identità fascista si costruisce attorno all’ideale patriarcale della famiglia tradizionale, eteronormata, riproduttiva. Qui la donna è costretta nel ruolo di angelo del focolare, custode della tradizione domestica e riproduttrice. Qui prende forma l’attacco all’aborto libero e sicuro, all’autonomia e autodeterminazione delle donne e delle persone che rifiutano le norme etero-cis-patriarcali, alle comunità LGBTQIA+ e ai movimenti transfemministi.

Negli ultimi anni i movimenti antiabortisti stanno ricevendo supporto un po’ ovunque e in Europa sono supportati dalle realtà dell’alt-right suprematista USA. Ad oggi se ne contano 350 in tutta Italia.
In Piemonte è stato costituito il fondo “vita nascente”, co-gestito tra regione e diverse associazioni dichiaratamente antiabortiste. L’obiettivo: far cambiare idea alle donne che desiderano interrompere la gravidanza, attraverso propaganda e aiuti economici. Questo fondo ha ricevuto 400 milioni di euro nel 2022 e ne riceverà un miliardo nel 2023. In questo modo sono state aperte ai movimenti antiabortisti le porte di consultori e ospedali.

A Novara, l’associazione “difendere la vita con Maria” continua a seppellire materiale biologico senza il consenso delle persone che effettuano l’interruzione di gravidanza: una violenza terrificante. Dal 1999 ha sepolto oltre 200.000 feti, costituendo cimiteri appositi con il benestare delle amministrazioni comunali.

In italia abbiamo quasi il 65% di obiettori di coscienza tra i medici, 72 ospedali hanno tra l’80 e il 100 per cento di obiettori di coscienza tra il personale sanitario. Non stupisce quindi che gli aborti clandestini stiano aumentando e che le persone che desiderano interrompere la gravidanza debbano spesso cambiare regione o provincia.
Negli ultimi mesi abbiamo visto aumentare da parte delle istituzioni la violenza verso le persone LGBTQIA+ e l’attacco alle identità e alle famiglie omogenitoriali, con il blocco della registrazione dei certificati di nascita e l’ostacolo all’educazione alla diversità nelle scuole.

Anche qui ad Asti, nelle scorse settimane, abbiamo visto comparire una serie di cartelloni pubblicitari con lo scopo di allarmare i genitori rispetto ai pericoli della fantomatica “ideologia gender” nelle scuole.

Gasparri negli scorsi mesi ha ripresentato una proposta di legge per modificare l’articolo 1 del codice civile, determinando la capacità giuridica della persona al momento del concepimento e non, come ora, della nascita. Anche Pillon ha tirato di nuovo fuori la testa dal cesso con una collezione notevole di dichiarazioni grottesche.
In questi giorni infine abbiamo sentito le parole agghiaccianti di Lollobrigida, ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare, e del capo del governo Meloni, su sostituzione etnica e lotta alla denatalità. Scuse e smentite non servono a nulla. Le parole d’ordine sono chiare e risuonano negli ambienti neo fascisti e alt right di tutta Europa: le donne sono chiamate a riprodurre la razza: quella italica, in questo caso.

Tutto questo non nasce oggi, si è costruito nei decenni. L’abbiamo sempre saputo e abbiamo lottato, come transfemminisx, come movimenti queer e LGBTQIA+. Troppe volte però abbiamo lottato solə, senza la forza che una parola come antifascismo riesce ancora a portare in piazza.

Per queste ragioni oggi non siamo qui per festeggiare la ricorrenza e darci pacche sulle spalle, siamo qui perchè sappiamo che il fascismo non è sconfitto, che siamo sotto attacco. Se vogliamo lottare in questo presente per una società di liberi e uguali, basata sulla solidarietà e non sull’odio, sull’ascolto e sulla cura e non sulla violenza, sulla costruzione di relazioni paritarie e non sulla gerarchia e sulla repressione, questa lotta deve essere non solo genericamente antifascista, deve essere transfemminista.

Liberarci dal patriarcato, dalle norme di genere e dal machismo interiorizzato è necessario per affrontare la lotta antifascista di oggi, tanto quanto riflettere sul razzismo e su altri tipi di privilegi che il nostro posizionamento può portarci.


STOP CASTELLER!

Dopo la morte di Andrea Papi, l’orsa JJ4 e stata caturata ed è ora detenuta nella prigione di Casteller, insieme a M49, rinchiuso ormai dal 2019. Entrambi gli orsi sono chiusi in uno spazio di pochi metri: una gabbia di cemento e sbarre di ferro, mantenuti continuamente sotto sedativi.

Parallelamente a questo, è stata disposta anche la cattura dell’orsa MJ5, che speriamo resti ben lontana dalle zone di ricerca. JJ4 e MJ5 sono in attesa di ricorso per sapere se il loro destino sarà l’ergastolo o la pena di morte.

Ancora una volta dietro alle dichiarazioni delle istituzioni, alle sparate giornalistiche e ai discorsi da bar, si sta giocando sulla pelle di qualcun*. Ancora una volta è sulla vita di un individuo che si giocano politiche e interessi personali, dove l’umano è l’oppressore e il non umano è l’oppresso.

Abbiamo visto diffondersi sui social la campagna #FUGATTIDIMETTITI, per manifestare la disapprovazione rispetto alla gestione di Fugatti della non facile convivenza tra umani e non umani in Trentino.
Fugatti è responsabile di una gestione pessima della situzione e di non aver fatto nulla per favorire la convivenza tra umani ed orsi. Crediamo tuttavia che le sue dimissioni non bastino a risolvere il problema, perchè questo problema non è l’espressione dell’agire di una singola persona. Ciò che Fugatti rappresenta politicamente sono gli interessi di lobby potenti in Trentino (e non solo) come quelle degli allevatori e dei cacciatori.

Questi interessi sono la peggiore espressione di un sistema gerarchico, specista ed antropocentrico che pretende di decidere sulla vita e sui corpi delle persone non umane, per sfruttarle come carne da macello, esotico bersaglio per i propri fucili, mascotte turistica: sempre oggetti della volontà umana e mai soggetti delle proprie vite.

Un sistema che ha permesso che l’ente parco Adamello Brenta abbia due cacciatori come presidente e direttore, oltre ad aver messo Fugatti sulle poltrone di presidente della Provincia autonoma di Trento e contemporaneamente di presidente della Regione Trentino.

Un sistema che è lo stesso che governa anche le nostre vite, che usa le stesse logice repressive, punitive e vendicative che lo stato democratico applica ogni giorno nei confronti di chi ritiene indesiderabile e pericoloso: carcere, violenza, una cella di pochi metri e il cemento al posto del cielo. Questa oppressione senza fine unisce le vite degli animali non umani e degli umani animalizzati nelle galere, sui confini, nei CPR e nel dispositivo di tortura noto come 41 bis.

Il problema è sistemico e continuerà a replicare il proprio dominio violento sulle vite dei non umani. Per queste ragioni non è riformabile e non crediamo alla favola della mela marcia. Dimesso un Fugatti, se ne farà un altro.

Rifiutiamo del tutto l’idea che qualcuno possa decidere sulla vita di individu3 che vengono trattat3 come esseri privi di autodeterminazione: come se JJ4 fosse un corpo vuoto, senza una sua personalità, individualità, interessi, piaceri, capacità di pensare e percepire il mondo. JJ4 è qualcun3 che sta al mondo, come chi scrive queste righe: prova emozioni, prende decisioni, vive. Come ciascunx dei miliardi di animali imprigionat3 negli allevamenti e ammazzat3 nei macelli ogni anno, come ogni abitante del mare che soffoca nella nostra plastica e nelle reti dei pescatori, come ogni insetto che muore intossicato in un mondo sempre più velenoso o in un allevamento green di ultima generazione.

Vogliamo urlare tutta la nostra rabbia perché ancora una volta delle istituzioni fanno violenza sul corpo di qualcun3, perché ancora una volta qualcun3 è stato imprigionat3 contro la propria volontà, ancora una volta a qualcun3 è stata tolta la libertà.

Invitiamo a rifiutare il metodo della delega, anche quando si tratta di individuare facili bersagli e di optare per il male minore: le istituzioni sono il frutto velenoso di una società specista, gerarchica, capitalista, razzista, violenta e oppressiva fino al midollo e nessuna soluzione potrà venire da loro.

LOTTIAMO PERCHÈ NESSUN3 SIA MAI PIÙ RINCHIUS3
A FUOCO IL CASTELLER, TUTTE LE GABBIE E LE GALERE
CONTRO TUTTI GLI OPPRESSORI


QUESTO 25 APRILE SI TORNA PER LE STRADE DELLA CITTÀ!

Contro fascismo, guerra e repressione

Partenza h 15:30 piazza della libertà

Arrivo Boschetto dei Partigiani

Bar, distro, dj set