Violenza contro le donne: media e istituzioni figli sani del patriarcato

Oggi è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Giornali, televisioni e social si riempiono di slogan contro la violenza sulle donne, descritta attraverso la solita narrazione di singoli e inspiegabili raptus di follia, gesti disperati ed estremi di amore e gelosia. Amare troppo qualcuno. Amarlo fino a fargli del male, fino ad ucciderlo ma in fondo amarlo. Giustificazioni che offrono attenuanti a chi uccide, picchia e stupra. 
Ma le 6 milioni e 788 mila donne che hanno subito almeno una volta violenza (fisica o sessuale) nella propria vita non sono vittime incidentali di una violenza estemporaneaQuesti dati rendono evidente che la violenza sulle donne è strutturale all’interno di questa società patriarcale in cui il dominio dell’uomo sulla donna è la regola e non l’eccezione. 
Questi numeri e le moltissime testimonianze della violenza contro le donne descrivono un vero bollettino di guerra, una guerra contro le donne che consapevolmente o meno decidono di uscire dalla logica patriarcale, che osano mettere fine ad una relazione o vivere liberamente la propria indipendenza e sessualità.
L’oppressione patriarcale non è esercitata solo dai partner, dalle famiglie da singoli individui, ma è agita anche dalle istituzioni.
In quest’anno anomalo in cui moltissime donne sono costrette in casa per lunghi periodi con i propri aguzzini, una delle situazioni in cui si riscontrano più difficoltà è l’accesso libero, sicuro ed anonimo all’interruzione di gravidanza. Pensiamo ad esempio a chi deve, per la propria sicurezza, tenere nascosta tale decisione alla famiglia e alle difficoltà di trovare spazio in strutture ospedaliere per un ricovero. Eppure ci sono esponenti delle istituzioni che trovano ancora il tempo e le energie per dedicarsi ad ostacolare la libertà di scelta e l’accesso all’IVG.
Basti pensare alla circolare emanata il 2 ottobre dalla Regione Piemonte, in cui viene fatto esplicito divieto di somministrare la pillola abortiva RU 486 nei consultori, in opposizione a quanto stabilito in agosto dal ministero della sanità. In questo modo in Piemonte l’aborto farmacologico potrà essere effettuato soltanto nelle strutture ospedaliere e con ricovero fino a tre giorni, decisione che viene giustificata con la tutela della salute delle donne, usando la stessa legge 194 del 1978 come grimaldello per limitare l’accesso all’interruzione di gravidanza.
Non solo. Nella stessa circolare viene permesso alle associazioni antiabortiste cattofasciste pro-vita di fare propaganda negli ospedali istituendo sportelli, con il preciso scopo di convincere le donne a portare a termine la gravidanza.
L’ennesimo attacco alla libertà femminile da parte di chi vorrebbe riproporre una visione essenzialista dei generi, che individua nella maternità un destino da cui le donne non dovrebbero sottrarsi, tornando docili nella gabbia familiare. L’ennesimo tentativo di cancellare i percorsi di liberazione femminile ponendo le donne sotto tutela, soggetti deboli, incapaci di decidere, bisognosi di un sostegno.
Di fronte a tutto questo è necessario riprendere percorsi di lotta, di solidarietà e di azione diretta fra tutti coloro che rifiutano il modello patriarcale. Non abbiamo bisogno di creare nuove leggi che un giorno qualche signore al potere possa rigirare al proprio scopo, come in questo caso: abbiamo urgenza invece di porre le condizioni affinchè nessuno metta mai più a repentaglio la libertà di scelta e la vita delle donne, perché nessuno possa ricattarci, umiliarci, piegarci. Le nostre vite ci appartengono e sta a noi difenderle. Non solo un giorno all’anno con qualche slogan, ma con i nostri corpi, denunciando le sistematiche narrazioni tossiche fatte da giornali e tv, cacciando i cattofascisti dagli ospedali, riprendendoci con la nostra presenza le strade e i consultori, spezzando le gabbie familiari fatte di omertà e di oppressione, dando voce a chi non ne ha, a chi si sente imprigionatx in relazioni soffocanti e senza via d’uscita. Distruggere il patriarcato non è solo necessario, è possibile.
Se queste riflessioni ti interessano, qui ad Asti c’è uno spazio autogestito dove poterne parlare e discutere liberamente. Creiamo reti solidali, autoorganizziamoci!  

Chiacchierata Transfemminista – Corpi e stereotipi nella società dell’immagine

25 ottobre – 16:30 presso Circolo Arci Sciallo, Parco Monterainero, Asti

Strizzare i rotolini, contare le calorie, misurare i centimetri, strappare i peli, farli crescere, colorare la pelle e i capelli, scegliere tra un’infinità di vestiti, e poi soprattutto come camminare, come sedersi, come rispondere o non rispondere ai messaggi, come guardare o non guardare le persone. 
Sono norme sociali che conosciamo così bene da seguirle senza neanche pensarci, consuetudini che investono ogni aspetto della nostra vita in modo diverso a seconda del genere, del colore della pelle, della taglia e dell’età. Queste regole non scritte ci vengono proposte fin dalla più tenera età già in ambito famigliare, e ossessivamente ripetute a scuola, nella società, e dai media con i loro innumerevoli tentacoli fatti di comunicazioni stereotipate e pubblicità martellanti. 
Modelli e stereotipi binari a cui dobbiamo adeguarci e per cui certi corpi saranno sempre non conformi e impossibili da accettare: persone con disabilità, persone queer e trans, persone grasse. Il prezzo da pagare è lo stigma, l’isolamento e una maggiore vulnerabilità rispetto al bullismo, alla violenza e alle aggressioni sessuali.
Naturalmente non c’è nulla di male nel decidere di aderire ad un certo modello estetico, che sia o meno uno stereotipo, ma vogliamo avere la libertà di scegliere liberamente e per questo è necessario comprendere l’origine di questi stereotipi di genere, maschili e femminili, e dello stigma che investe chi vi si allontana per qualsiasi ragione.
Capire ad esempio perché il modello estetico più idealizzato e commercializzato per una donna rispecchia sempre il suo supposto ruolo sessuale o riproduttivo, una bellezza ideale che ben si rispecchia nell’orrido modo di dire patriarcale e sessista “madonna o puttana”. Anche gli uomini hanno modelli di riferimento altrettanto stereotipati e distorti: un ideale che punta ad una virilità tossica, insensibile, priva di ogni vulnerabilità ed empatia: “l’uomo che non deve chiedere mai”, e l’altrettanto patriarcale galanteria iper protettiva che con i suoi gesti premurosi confina la donna in una condizione di debolezza e dipendenza.
Attraversare questa giungla estetica di simboli, norme e segni è pericoloso, umiliante, a volte mortale. Avere una mappa e buona compagnia può fare la differenza. Per questo vogliamo parlarne insieme!
Portiamo le nostre esperienze, le letture che ci appassionano, le idee per costruire una cultura diversa.

In questa chiacchierata vorremmo partire da regole condivise da tuttx sullo spazio di parola, per cercare di autogestirci nel modo più inclusivo possibile. Queste sono le nostre proposte, se ne avete altre comunicatecele ????
Ne discuteremo brevemente prima di iniziare per assicurarci che siano condivise e rispettose di tutte le persone che parteciperanno:
♡ Nel rispetto di tutte le individualità, non diamo per scontato il genere e il pronome da assegnare alle altre persone
♡ Cerchiamo di gestire i tempi nel rispetto di tuttx soprattutto se siamo in tantə.
♡ Cerchiamo di non interrompere e non parlarci addosso.
♡ Tuttx devono poter parlare se lo desiderano, ci sarà quindi una moderatrice che darà parola a chi la chiede.
♡ Ricordiamo che questa è una chiacchierata inclusiva.
♡ Toccheremo certamente argomenti che ci accendono, ma cerchiamo di non dirigere rabbia e indignazione verso lx altrx partecipanti alla chiacchierata.
Aperto a persone di ogni genere, orientamento, età, forma e colore. 
Ricordiamo che L.A. Miccia è uno spazio libero, antifascista e transfemminista: fasc*, mach*, bull*, omofob*, transfobic* e razzist* non sono benvenut*.

Smontiamo la gabbia! Ors* liber*! Corteo verso il Casteller

Smontiamo la gabbia.

Domenica 18 ottobre
H 11:00
Stazione di Villazzano – Trento

❗La tutela della salute delle persone che attraversano la piazza ha priorità assoluta. Indossa la mascherina e mantieni la distanza di un metro dalle altre persone.

La manifestazione durerà tutta la giornata, portati il pranzo al sacco, l’acqua, la mascherina, scarpe da montagna e indumenti adatti in caso di pioggia.

Fra il 1999 e il 2002 viene realizzato in provincia di Trento il Progetto Life Ursus finanziato dall’Unione Europea, con finalità di ripopolamento degli orsi bruni, all’epoca sostanzialmente estinti nell’arco alpino. Evidentemente, qualche ors* nei boschi fa bene al turismo e alle casse provinciali, deve aver pensato qualcuno. Ma bastano pochi anni e ci si rende conto che la presenza dell’orso Yoghi non è compatibile con un modello di turismo consumista e invasivo, nel contesto di un territorio in realtà ampiamente antropizzato.

Il risultato 20 anni dopo: 34 ors* “indisciplinati* scompars*, uccis*, imprigionat*. Tra loro gli orsi (chiamati dalle autorità) M49 e M57 e l’orsa DJ3, attualmente detenut* nella struttura/prigione del Casteller, la cui gestione è – con macabra ironia – affidata all’Associazione dei Cacciatori Trentini. M49 evade clamorosamente, superando e forzando barriere e recinzioni apparentemente invalicabili, nella notte del 15 luglio 2019 (neanche un’ora dopo esser stato catturato a causa delle numerose denunce di danni da parte degli allevatori della zona) e fugge nuovamente il 27 luglio 2020, per poi venire nuovamente catturato poche settimane fa. Suoi compagni di prigionia DJ3 (figlia di Daniza, probabilmente l’orsa più tristemente nota nella mala gestione della provincia di Trento) reclusa da ben 9 anni (metà della sua vita) ed M57, riuscito a trascorrere solo due anni della sua vita in libertà prima di essere imprigionato (la vita media di un orso in natura è fra i 30 e i 35 anni). È notizia di questi giorni che le condizioni psico-fisiche dei tre plantigradi sono state definite “inaccettabili” persino dagli organi di controllo istituzionali che, come da copione, propongono per voce delle associazioni veterinarie la costituzione di “comitati etici” per ripulirsi la faccia con la solita favola del “benessere animale”.

La classe politica che ha governato il Trentino ha più volte dimostrato tutti i limiti e l’ipocrisia di un’impostazione antropocentrica rispetto alla convivenza con gli altri animali. Ovviamente le cose non sono né cambiate né migliorate dall’insediamento della nuova giunta leghista (sì, proprio loro: i machisti dei banchetti a base di carne d’orso).
I milioni di euro che per il Progetto Life Ursus la Provincia ha ricevuto dall’Europa andavano spesi molto diversamente: progetti di educazione nelle scuole, formazione mirata agli operatori turistici, sensibilizzazione e informazione a tappeto a residenti e turisti, nell’ottica di una convivenza pacifica e rispettosa. E invece? E invece questa specie è stata presa, piazzata sul territorio, tolta dal territorio, uccisa, imprigionata, mostrata, nascosta, a seconda delle esigenze del potere.
Ma in conseguenza di quali colpe è stato deciso che la coercizione fisica di questi animali fosse necessaria? Il fatto è che gli animali selvatici hanno la pessima abitudine di comportarsi da tali. Non sono peluche, non sono gli animali depressi e tristi che vediamo negli zoo, resi inoffensivi dalla rassegnazione e dalle sbarre. Sono ors* che, come tutti gli individui, vogliono “solo” vivere liber*, scegliere cosa mangiare, dove andare, cosa esplorare, come giocare, oziare, odorare; e che, come chiunque altr*, se si sentono infastidit* o minacciat* reagiscono e si difendono. Ors* che fanno gli ors*, insomma.

Come gli esseri umani da sempre hanno resistito alle oppressioni e alle discriminazioni, anche tutti gli animali non umani mal sopportano prigionia e sfruttamento, aggrediscono per difendersi e provano a fuggire, talvolta con successo. È ora di aprire gli occhi, di comprendere che gli animali non umani sono l’avanguardia del movimento di liberazione animale. È ora di smettere di pensare che gli altri animali siano creature senza voce, per le quali è necessario usare la nostra. La voce è espressione di potere e descrivere gli animali come privi di essa toglie potere alle loro esperienze di ribellione. Oltre la narrazione tossica dell’animalismo “classico”, che vede gli altri animali come inermi che solo degli umani illuminati possono adoperarsi a salvare, esiste una consistente storia di ribelli e di ribellione ancora tutta da raccontare, di fronte alla quale il posizionamento degli individui umani non può che considerarsi come mera solidarietà. Riconosciamo la capacità degli animali di sottrarsi allo sfruttamento umano come una forza socialmente non trascurabile, una forza in grado di muovere le energie di associazioni, singole persone, gruppi locali verso una solidarietà che può essere definita senza dubbio politica. Una solidarietà attiva che si esprime nella consapevolezza di condurre lotte comuni tra sfruttat*, indipendentemente dalla specie di appartenenza. Aprendoci alla possibilità di adozione di un inedito sguardo decoloniale, scegliamo di dismettere il nostro privilegio di specie per metterlo al servizio della resistenza animale.

Nell’operato della Giunta Fugatti in questo particolare frangente, riconosciamo con evidenza le stesse politiche repressive nei confronti di tutti quei corpi indecorosi ed eccedenti, che varcano confini ed esprimono volontà di autodeterminazione, che mille volte abbiamo visto all’opera nei più disparati contesti di resistenza. Da sempre solidali con la lotta di chi viola i confini per riprendersi la libertà, ci schieriamo senza esitazioni dalla parte degli/le ors* ribelli.
Nella persecuzione contro di loro nella nostra piccola, periferica provincia non possiamo non individuare la comune matrice della più grande e cieca persecuzione ai danni di tutte le forme di vita terrestri che sta determinando a livello planetario la catastrofe climatica ormai alle porte.

Per questa ragione, nella decisione di schierarci al fianco di questi corpi resistenti, facciamo appello per allargare la mobilitazione a tutte le soggettività ed i collettivi impegnati nelle lotte ecotransfemministe, antirazziste, antifasciste e per la giustizia climatica, a tutt* coloro che credono che la mobilitazione contro la guerra totale al vivente attualmente in corso da parte del sistema capitalista vada fermata non tanto – per dirla con un’altra narrazione tossica – per “salvare il pianeta”, ma per provare a garantire alla nostra specie e a tutte le altre (animali e vegetali) la possibilità di continuare ad abitare la Terra. Crediamo fermamente che solo l’intersezione di tutte queste lotte possa ambire a scardinare il paradigma del capitalismo antropocentrico che ci ha già condotti dentro la sesta estinzione di massa. Un sistema rapace che attraverso un meccanismo distopico e perfetto distrugge e strappa territori ad animali ed umani, capitalizzando ogni respiro. E che avvelena anche il linguaggio ed il pensiero, relegando nella dimensione dell’irrilevanza e del silenzio, minorizzandole, tutte quelle identità che si discostano dal paradigma proprietario dell’antropocentrismo colonialista maschio e bianco. Noi non ci stiamo, e ci batteremo perché i prossimi mesi ed anni vedano l’attraversamento delle piazze da parte di una nuova ondata di ribellione globale generalizzata. Iniziamo da qui. Restituiamo agli/le ors* i boschi e le montagne in cui sono nati/e liber*.

Dalla parte della resistenza animale. Domenica 18 ottobre smontiamo la gabbia.

Ritrovo ore 11 stazione di Villazzano – Trento

La manifestazione durerà tutta la giornata, portati il pranzo al sacco, l’acqua, la mascherina, scarpe da montagna e indumenti adatti in caso di pioggia.

 

https://www.facebook.com/events/338039197258398/

Esplosioni 2020! La festa della Miccia

Il 27 settembre 2020 ci si becca al bosco dei partigiani (all’arena), per il secondo anno di Esplosioni, la festa dell’unico spazio autogestito in città! Durante la giornata vi aspetta della buona musica live, una mostra, birre fresche, dischi volanti, stampa libertaria, area bimbi e molto altro! State in campana nei prossimi giorni usciranno tutti i dettagli!

Facciamo esplodere il silenzio – inneschiamo l’autogestione!

Saremo all’aperto e in condizione di rispettare le precauzioni anti-covid: contiamo sulla responsabilità di ciascunx perchè l’evento sia accessibile a tuttx!

In memoria di David Graeber – Sei anarchico? La risposta potrebbe sorprenderti!

David Graeber è stato un antropologo, teorico ed attivista anarchico. Ha dato contributi teorici interessantissimi e si è sempre impegnato in prima persona nella militanza attiva. Rimandiamo a questa pagina per approfondimenti sulla sua attività e la sua produzione culturale https://www.anarcopedia.org/index.php/David_Graeber

Uno dei motivi che ce lo rendono così caro è sicuramente la sua capacità di spiegare concetti in modo semplice e diretto, indirizzando il discorso anche a chi non si è ancora avvicinato ad idee anarchiche o alla critica del sistema vigente.

Per ricordarlo, abbiamo tradotto uno di questi scritti, esemplare nella sua semplicità. Buona lettura.


Sei anarchico? La risposta potrebbe sorprenderti!

È probabile che tu abbia già sentito qualcosa su chi sono gli anarchici e in cosa dovrebbero credere. Ma è altrettanto probabile che quasi tutto ciò che hai sentito non abbia senso. Molte persone sembrano pensare che gli anarchici siano fautori della violenza, del caos e della distruzione, che siano contro tutte le forme di ordine e organizzazione, o che siano nichilisti pazzi che vogliono solo far saltare tutto in aria. In realtà, niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Gli anarchici sono semplicemente persone che credono che gli esseri umani siano in grado di comportarsi in modo ragionevole senza dover essere costretti a farlo. È davvero un’idea molto semplice. Ma è un’idea che i ricchi e potenti hanno sempre trovato estremamente pericoloso.
Nella loro forma più semplice, le convinzioni anarchiche si basano su due presupposti elementari. Il primo è che gli esseri umani, in circostanze normali, sono ragionevoli e corretti quanto gli è consentito essere, e possono organizzare se stessi e le loro comunità senza bisogno che gli venga detto come. La seconda è che il potere corrompe. Principalmente, essere anarchici è solo questione di avere il coraggio di prendere i semplici principi di comune correttezza secondo cui tutti viviamo e di seguirli fino alle loro logiche conclusioni. Per quanto strano possa sembrare, per molti versi probabilmente sei già un anarchico – semplicemente non te ne rendi conto.

Cominciamo prendendo alcuni esempi dalla vita di tutti i giorni.

  • Se c’è una fila per salire su un autobus affollato, aspetti il tuo turno e ti astieni dal farti strada a gomitate oltre gli altri anche in assenza della polizia?
Se hai risposto “sì”, allora sei abituato a comportarti come un anarchico! Il principio anarchico più basilare è l’auto-organizzazione: il presupposto che gli esseri umani non hanno bisogno di essere minacciati di procedimenti giudiziari per essere in grado di giungere a intese ragionevoli l’uno con l’altro, o per trattarsi a vicenda con dignità e rispetto.
Tutti crediamo di essere in grado di comportarci ragionevolmente in modo spontaneo. Se si pensa che le leggi e la polizia siano necessarie, è solo perché non crediamo che anche tutte le altre persone ne siano in grado. Ma se ci pensi, tutte quelle persone non pensano esattamente la stessa cosa di te? Gli anarchici sostengono che quasi tutto il comportamento antisociale che ci fa pensare che sia necessario avere eserciti, polizia, prigioni e governi per controllare le nostre vite, è in realtà causato dalle disuguaglianze sistematiche e dall’ingiustizia rese possibili proprio da eserciti, polizia, prigioni e governi. È tutto un circolo vizioso. Se le persone sono abituate a essere trattate come se le loro opinioni non contassero, è probabile che diventino arrabbiate e ciniche, persino violente, il che ovviamente rende facile per chi è al potere affermare che le loro opinioni non contano. Una volta capito che le loro opinioni contano davvero tanto quanto quelle di chiunque altro, le persone tendono a diventare notevolmente più comprensive. Per farla breve: gli anarchici credono che sia per la maggior parte il potere stesso, e gli effetti del potere, a rendere le persone stupide e irresponsabili.

 

  • Fai parte di un club o di una squadra sportiva o di qualsiasi altra organizzazione di volontariato in cui le decisioni non sono imposte da un leader ma prese sulla base del consenso generale?
Se hai risposto “sì”, allora appartieni a un’organizzazione che lavora con principi anarchici! Un altro principio anarchico di base è l’associazione volontaria. Si tratta semplicemente di applicare i principi democratici alla vita ordinaria. L’unica differenza è che gli anarchici credono che sia possibile avere una società in cui tutto possa essere organizzato in questo modo, in cui tutti i gruppi siano basati sul libero consenso dei loro membri. Di conseguenza, che tutte le forme di organizzazione gerarchiche dall’alto verso il basso come eserciti o burocrazie o grandi corporazioni, basate su catene di comando, non sarebbero più necessarie. Forse non credi che sarebbe possibile. Forse lo fai. Ma ogni volta che raggiungi un accordo per consenso, piuttosto che per minacce, ogni volta che prendi un accordo volontario con un’altra persona, arrivi a un’intesa o raggiungi un compromesso tenendo nella dovuta considerazione la situazione o le esigenze particolari dell’altra persona, stai agendo da anarchico, anche se non te ne rendi conto.
L’anarchismo è proprio il modo in cui le persone agiscono quando sono libere di fare ciò che vogliono e quando hanno a che fare con altri che sono ugualmente liberi – e quindi consapevoli della responsabilità verso gli altri che ciò comporta. Questo porta ad un altro punto cruciale: le persone sono capaci di essere ragionevoli e premurose quando hanno a che fare con i loro pari, ma la natura umana è tale che non ci si può più fidare delle persone a cui viene dato potere sugli altri. Date a chiunque un potere di questo tipo, e quasi invariabilmente ne abuseranno in un modo o nell’altro.

 

  • Credi che la maggior parte dei politici siano persone disoneste ed egoiste che non si preoccupano davvero dell’interesse pubblico? Credi che viviamo in un sistema economico stupido e ingiusto?
Se hai risposto “sì”, allora sei d’accordo con la critica anarchica della società odierna, almeno nelle sue linee più ampie. Gli anarchici credono che il potere corrompa le persone, e coloro che passano la loro intera vita a cercare il potere sono le ultime persone che dovrebbero averlo. Gli anarchici credono che il nostro attuale sistema economico abbia maggiori probabilità di ricompensare le persone per comportamenti egoistici e senza scrupoli che per comportamenti corretti e solidali. La maggior parte delle persone si sente proprio così. L’unica differenza è che la maggior parte delle persone pensa che non ci sia nulla che si possa fare al riguardo, o almeno – e questo è ciò che i fedeli servitori dei potenti sono sempre più propensi a sostenere – nulla che non finisca col peggiorare ulteriormente la situazione.
Ma se non fosse vero?
C’è davvero qualche motivo per crederci? Quando puoi effettivamente verificarle, la maggior parte delle solite previsioni su ciò che accadrebbe senza gli stati o il capitalismo si rivelano completamente false. Per migliaia di anni le persone hanno vissuto senza governi. In molte parti del mondo le persone tutt’oggi vivono al di fuori del controllo dei governi.
Non si uccidono tutti a vicenda. Per lo più vanno avanti con le loro vite come farebbe chiunque altro. Certo, in una società complessa, urbana, tecnologica tutto questo sarebbe più complicato: ma la tecnologia può anche rendere tutti questi problemi molto più facili da risolvere. In effetti, non abbiamo nemmeno iniziato a pensare a come potrebbero essere le nostre vite se la tecnologia fosse davvero organizzata per soddisfare i bisogni umani. Di quante ore avremmo veramente bisogno di lavorare per mantenere una società funzionale, cioè se ci liberassimo di tutte le occupazioni inutili o distruttive come telemarketing, avvocati, guardie carcerarie, analisti finanziari, esperti di pubbliche relazioni, burocrati e politici, e allontanare le nostre migliori menti scientifiche dal lavorare su armi spaziali o sistemi del mercato azionario per meccanizzare compiti pericolosi o fastidiosi come l’estrazione del carbone o pulire il bagno, e distribuire il lavoro rimanente tra tutti allo stesso modo? Cinque ore al giorno? Quattro? Tre? Due? Nessuno lo sa perché nessuno fa questo tipo di domande. Gli anarchici pensano che queste siano proprio le domande che dovremmo porci.

 

  • Credi davvero alle cose che insegni ai tuoi figli (o che i tuoi genitori hanno insegnato a te)?
“Non importa chi ha iniziato.” “Due torti non fanno una ragione.” “Ripulisci il tuo casino.” “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te.” “Non essere cattivo con le persone solo perché sono diverse.” Forse dovremmo decidere se mentiamo ai nostri figli quando parliamo loro di ciò che è giusto e sbagliato, o se siamo disposti a prendere sul serio le nostre stesse affermazioni. Perché se porti questi principi morali alle loro logiche conclusioni, arrivi all’anarchismo.
Prendi il principio che due errori non fanno un diritto. Se lo prendessi davvero sul serio, questo da solo eliminerebbe quasi tutte le basi della guerra e del sistema di giustizia penale. Lo stesso vale per la condivisione: diciamo sempre ai bambini che devono imparare a condividere, a essere rispettosi dei bisogni reciproci, ad aiutarsi a vicenda; poi andiamo nel mondo reale dove presumiamo che tutti siano naturalmente egoisti e competitivi. Ma un anarchico farebbe notare: in effetti, quello che diciamo ai nostri figli è giusto. Praticamente ogni grande risultato utile nella storia umana, ogni scoperta o realizzazione che ha migliorato le nostre vite, si è basato sulla cooperazione e sull’aiuto reciproco; anche in questo momento, la maggior parte di noi spende più soldi per i amici e famiglie che per noi stessi; anche se probabilmente ci saranno sempre persone competitive nel mondo, non c’è motivo per cui la società debba essere basata sull’incoraggiamento di tale comportamento, per non parlare di far competere le persone sulle necessità di base della vita.
Questo serve solo gli interessi delle persone al potere, che vogliono che viviamo nella paura l’uno dell’altro. Ecco perché gli anarchici chiedono una società basata non solo sulla libera associazione ma anche sulla solidarietà reciproca. La maggior parte dei bambini cresce credendo in principi anarchici, e poi gradualmente deve rendersi conto che il mondo degli adulti non funziona davvero in quel modo. Ecco perché così tanti diventano ribelli, o alienati, persino suicidi da adolescenti e, infine, rassegnati e amareggiati da adulti; l’unico conforto, spesso, è la capacità di crescere i propri figli e fingere con loro che il mondo sia giusto. Ma cosa succederebbe se potessimo davvero iniziare a costruire un mondo che fosse davvero fondato su principi di giustizia? Non sarebbe il regalo più grande che si possa fare ai propri figli?

 

  • Credi che gli esseri umani siano fondamentalmente corrotti e malvagi, o che certi tipi di persone (donne, persone di colore, gente comune non ricca o non particolarmente istruita) siano per natura inferiori e destinati ad essere governati da chi è superiore?
Se hai risposto “sì”, allora, beh, sembra che tu non sia un anarchico dopotutto. Ma se hai risposto “no”, allora è probabile che tu aderisca già al 90% dei principi anarchici e, probabilmente, stai vivendo la tua vita in gran parte in accordo con loro. Ogni volta che tratti un altro essere umano con considerazione e rispetto, sei un anarchico. Ogni volta che risolvi le tue divergenze con gli altri arrivando a un ragionevole compromesso, ascoltando ciò che tutti hanno da dire piuttosto che lasciare che una persona decida per tutti gli altri, sei un anarchico. Ogni volta che hai l’opportunità di costringere qualcuno a fare qualcosa, ma decidi invece di fare appello al suo senso della ragione o della giustizia, sei un anarchico. Lo stesso vale per ogni volta che condividi qualcosa con un amico, o decidi chi laverà i piatti, o fai qualsiasi cosa con un occhio di riguardo.
Ora, potresti obiettare che tutto questo è un buon modo di organizzarsi e andare d’accordo per piccoli gruppi di persone, ma gestire una città o un paese è una questione completamente diversa. E ovviamente c’è qualcosa di vero in questo. Anche se decentralizzi la società e metti più potere possibile nelle mani delle piccole comunità, ci saranno ancora molte cose che devono essere coordinate, dalla gestione delle ferrovie alla decisione sulle direzioni per la ricerca medica. Ma solo perché qualcosa è complicato non significa che non ci sia modo di farlo democraticamente. Sarebbe semplicemente complicato. In effetti, ogni anarchico ha idee e visioni diverse su come una società complessa potrebbe gestirsi. Spiegarli però andrebbe ben oltre lo scopo di un piccolo testo introduttivo come questo. Basti dire, prima di tutto, che molte persone hanno speso molto tempo a elaborare modelli su come potrebbe funzionare una società veramente democratica e sana; seconda cosa, e altrettanto importante, nessun anarchico afferma di avere un progetto perfetto. L’ultima cosa che vogliamo è comunque imporre modelli prefabbricati alla società. La verità è che probabilmente non possiamo nemmeno immaginare la metà dei problemi che sorgeranno quando proveremo a creare una società anarchica; tuttavia, siamo fiduciosi che, essendo l’ingegno umano quello che è, tali problemi possano essere risolti, purché sia nello spirito dei nostri principi di base – che sono, in ultima analisi, semplicemente i principi della fondamentale decenza umana.

 

Fonte: https://theanarchistlibrary.org/library/david-graeber-are-you-an-anarchist-the-answer-may-surprise-you

Traduzione a cura del Laboratorio Autogestito L.A. MICCIA.

NOCCIOLE A BOMBA

Quest’anno abbiamo dovuto ripensare al modo in cui portiamo avanti le nostre attività e le nostre lotte, occupando maggiormente lo spazio virtuale durante l’isolamento dovuto al covid, e spostando le nostre attività integralmente all’aperto. L.A. Miccia è un posto piccolo, due stanzette appena, che tuttavia amiamo e che continuiamo a presidiare in attesa di condizioni migliori per poterlo vivere nuovamente in modo collettivo. Questo significa che dobbiamo continuare a sostenerne anche i costi: bollette ed affitto ma anche acquisto di libri e stampa di opuscoli curati dal nostro centro di documentazione CDL Felix (@cdlfelix), spese per i volantini, l’organizzazione e la partecipazione a eventi vari, presidi, benefit in sostegno di altre realtà, etc. Le nostre attività di autofinanziamento, fatte di piccoli eventi conviviali, non saranno possibili ancora per un po’ perchè vogliamo essere sicurx di poterle riprendere in modo sicuro ed inclusivo per tuttx. 
Per far fronte a queste spese, coerentemente con i discorsi che portiamo avanti sull’autoproduzione e sul tentativo di emancipazione dal mercato capitalista, abbiamo preso in gestione collettivamente un piccolo noccioleto. In attesa del raccolto, e di poter quindi determinare la qualità e la resa delle nocciole, iniziamo a spargere la voce tra singolx, g.a.s. e mercatini solidali. Le nocciole sono di varietà trilobata (tonda gentile), non sono stati effettuati trattamenti negli ultimi 4 anni, e tutto il lavoro necessario alla pulizia e raccolta è volontario da parte del nostro collettivo e persone solidali. Il noccioleto è in provincia di Asti ed è casa per un sorprendente numero di animali liberi, tra cui scoiattoli rossi, picchi, lucciole e almeno un tasso, e sarà nostra cura lasciare a terra il raccolto di alcune piante per non privare di risorse gli animali che contano proprio sulle nocciole nei lunghi mesi invernali. Se interessatx a ricevere info dopo il raccolto contattateci in privato o via mail: astiosa @ autistici.org

CIAO PAOLO

Ieri, lunedì 20 luglio, Paolo Finzi, fondatore di “A-Rivista Anarchica”, se n’è andato e lo ha fatto volontariamente.

Come Laboratorio Autogestito la Miccia, abbiamo conosciuto Paolo nel gennaio del 2019, in occasione della presentazione al Diavolo Rosso del libro da lui curato su Fabrizio De Andrè: “Che non ci sono poteri buoni”. Prima dell’evento – riuscitissimo per partecipazione e interesse – avevamo passato un bellissimo pomeriggio di conoscenza reciproca.

Ci eravamo rivisti a Firenze in occasione della 9° Vetrina dell’editoria anarchica ed eravamo rimasti in contatto per la distribuzione del giornale e per l’organizzazione di un evento sul tema dell’antiziganismo e del Porrajmos, tematiche a lui e a noi molto care.

Da questi sporadici ma più che significativi incontri ne avevamo tratto le stesse impressioni riportate in queste tristi ore dai suoi “compagni di rivista”: l’impressione viva di un “maestro di anarchia e di etica, di dialogo e confronto, di un uomo brillante, intelligente, sensibile e gentile”.

Nato a Milano nel 1951 da famiglia antifascista, Paolo Finzi diventa militante anarchico giovanissimo e, nel marzo del 1968, conosce Giuseppe Pinelli. Il 12 dicembre 1969, quando avviene la strage di piazza Fontana, è il più giovane tra gli anarchici fermati dalla polizia insieme allo stesso Pinelli che poi morirà, precipitato da una finestra della Questura di Milano.

Nel 1971 Paolo partecipa alla fondazione della rivista anarchica “A”, la prima in Italia, in ordine alfabetico. Risale al 1974 la sua amicizia con Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi. Dopo la morte del cantautore genovese curerà dossier, cd e dvd su di lui e a lui dedicati. Parallelamente a questo terrà centinaia di conferenze su: pensiero anarchico, strage di stato, antifascismo, Spagna ’36, Errico Malatesta, rom e sinti. L’ultimo lavoro da lui curato è stato: “Farò del mio peggio. Cronache anarchiche a fumetti”, una raccolta di strisce di Anarchik, personaggio creato da Roberto Ambrosoli.

Con Paolo se ne va un pezzo importantissimo dell’anarchismo italiano. Di lui ci rimarrà per sempre l’esempio di un uomo capace di ascolto e di rispetto profondo e sincero. Un individuo di grandissimo profilo intellettuale e umano: una vita di navigazione, in direzione ostinata e contraria, verso un posto che si chiamasse “anarchia”.

LABORATORIO AUTOGESTITO LA MICCIA
CENTRO DI DOCUMENTAZONE LIBERTARIO “FELIX”

Ai fascisti neanche un sottopasso!

Esattamente un anno fa abbiamo partecipato al primo Pride cittadino, e lo abbiamo fatto in modo provocatorio e dissacrante. I contenuti che abbiamo voluto portare all’interno del Pride riguardavano anche una critica alla delega delle lotte, che una volta entrate nel carrozzone della politica istituzionale diventano per forza oggetto di compromesso e trattativa politica.

Noi pensiamo che per costruire percorsi concreti verso una società fatta di individu* liber* ed ugual* si debba agire tramite l’ azione diretta, l’autogestione e l’autodeterminazione.

Delegare, scendere a compromessi con la politica di palazzo, sperare in una legge che migliori le nostre condizioni di vita, non porterà alla liberazione delle corpe oopresse da questo sistema cis-etero-patriarcale!

Oggi la stessa amministrazione che ha patrocinato il Pride pretende che l’associazione Asti Pride spartisca il medesimo spazio con i fascisti. Proprio per questo oggi 06 luglio saremo in piazza Marconi alle 17:30 per ribadire con chiarezza che “ai fascisti neanche un sottopasso”, vi vogliamo fuori dalla nostra città, fuori da ogni spazio!

⁺*・༓☾ Chiacchierata Transfemminista ☽༓・*⁺

DOMENICA 19 LUGLIO H 18.00 @ Area verde Sebastiano Scirè Risichella – Asti

Vol. V – TRANSFEMMINISMO INTERSEZIONALE: RIFLESSIONI SULL’ALLEANZA TRA ISTANZE FEMMINISTE E LGBTQIA+

Il mese del pride è appena passato, e quest’anno il Pride istituzionale si è svolto online.

Lo svolgimento online della manifestazione garantisce che solo chi è già interessatx vi partecipi. Rivendicare uno spazio pubblico invece, in modo indecoroso, gioioso, e sì, sfacciatamente carnevalesco, è oggi più che mai fondamentale – in questa come in altre lotte.

La presa di posizione dell’amministrazione nel voler dividere il progetto di riqualificazione del sottopasso tra Asti Pride e i fascisti è un esempio più che mai palese del modus operandi istituzionale, dal quale possiamo trarre una semplice constatazione: libertà e autodeterminazione non ci verranno regalate, vanno conquistate e presidiate, giorno dopo giorno.

Sentiamo parlare di razzismo al contrario, di eterofobia, di sessismo inverso e nazifemminismo, di fascismo degli antifascisti: tutti segnali di una reazione al cambiamento che le lotte antirazziste, femministe e LGBTQIA+ portano nella società, segnali che ci dicono che chi detiene certi privilegi non vuole rinunciarvi. Questo è soprattutto il momento di stringere alleanze, di ascoltare le voci che ci arrivano da chi lotta accanto a noi ed essere megafono di quelle voci, di prendere parola e occupare lo spazio pubblico.

Ci piacerebbe davvero molto chiacchierare di tutto questo, di come queste cose impattano sulle nostre vite, di come queste istanze ci siano passate accanto invisibili. Siamo dell’idea che nessunx nasce imparatx, pertanto sarà anche un’occasione di confronto e di formazione: non esistono domande stupide!

Rispetto alle altre chiacchierate, questa volta vorremmo partire da regole condivise da tuttx sullo spazio di parola, per cercare di autogestirci nel modo più inclusivo possibile. Queste sono le nostre proposte, se ne avete altre comunicatecele 🙂

Ne discuteremo brevemente prima di iniziare per assicurarci che siano condivise e rispettose di tuttx le persone che parteciperanno:

♡ Nel rispetto di tutte le individualità, non diamo per scontato il genere e il pronome da assegnare allx nostrx interlocutorx.
♡ Cerchiamo di gestire i tempi nel rispetto di tuttx soprattutto se siamo in tantx.
♡ Cerchiamo di non interrompere e non parlarci addosso.
♡ Tuttx devono poter parlare se lo desiderano, ci sarà quindi una moderatrice che darà parola a chi la chiede.
♡ Ricordiamo che questa è una chiacchierata inclusiva.
♡ Toccheremo certamente argomenti che ci accendono, ma cerchiamo di non dirigere rabbia e indignazione verso lx altrx partecipanti alla chiacchierata.

La chiacchierata sarà all’aperto e manterremo le distanze necessarie a garantire a tuttx la partecipazione in modo sicuro. Porteremo qualche sedia, ma se puoi portati uno sgabello, o una coperta da mettere a terra.

Aperto a tuttu gli esseri umani di ogni genere, orientamento, età, forma e colore. Venite numeros* a portare le vostre esperienze e curiosità, domande e risposte, libri da consigliare, letture, canzoni, anche solo ad ascoltare e passare un pomeriggio piacevole e un po’ diverso!

♡♡♡ Ricordiamo che L.A. Miccia è uno spazio libero e antisessista: fasci, machi, bulli, omofobi, transfobici e razzisti non sono benvenut*. ♡♡♡

Dio Patria Famiglia – Che vita di merda!

Il 6 luglio l’associazione Asti Pride avrebbe dovuto inaugurare un’opera murale: le scale del sottopasso della stazione ridipinte da una parte con l’arcobaleno, e dall’altra con un’opera dell’artista astigiano Matteo Bisaccia che avrebbe rappresentato il Pride dell’anno scorso. Un’iniziativa artistica per lasciare una traccia del lavoro delle associazioni LGBT cittadine, del Pride 2019 e sicuramente rappresentativa di una larga fetta dellx astigianx che seguono e sostengono questa associazione.

L’amministrazione cittadina tuttavia ha ritenuto di dover bilanciare questi ideali inclusivi con il buon vecchio ultranazionalismo fascista.

Fascista, sì, chiamiamo le cose con il loro nome.

All’ultimo momento infatti Asti Pride ha scoperto che il sottopasso sarebbe stato concesso anche all’associazione Sole che Sorgi, che avrebbe “decorato” la propria metà con tricolori. Una “associazione storico culturale” sconosciuta, che non sembra aver mai fatto alcunchè ad Asti e che vuole essere considerata associazione culturale e non politica, secondo le dichiarazioni del presidente Franco Chezzi. La loro pagina facebook è però uno sfoggio di riferimenti decisamente politici, e che di fascista hanno davvero tutto: a partire dalla croce celtica impugnata dal cavaliere nel logo, i riferimenti a vittime dei partigiani (a cui il presidente Chezzi risponde con un PRESENTI di nostalgica memoria), gli auguri per il Natale Romano il 21 aprile (festa ufficiale del fascismo istituita da Mussolini nel ’21), gite in cui l’associazione “compatta come un unica Legione” si reca in pellegrinaggio alla caserma in cui Mussolini ha trascorso l’ultima notte prima di essere giustiziato, citazioni del filosofo ed esoterista Evola, firmatario del Manifesto della Razza, teorico del “razzismo spirituale ed esoterico” e della totale sottomissione della donna all’uomo.

Come se non bastasse, il vicesindaco Coppo commenta: “Avrei scelto subito il progetto di quelli che coloreranno il sottopassaggio con la Bandiera Italiana e che hanno una concezione di Dio, Patria e Famiglia ancora come si deve, rispetto agli altri i quali, non rispettando le idee avverse, denotano squadrismo culturale e intolleranza”. Oltre al disinvolto Dio Patria Famiglia di mazziniana memoria, ripreso e sdoganato dal fascismo in più occasioni, ci preoccupa l’uso della retorica dello “squadrismo culturale”, che si inserisce in quella corrente che in nome della “libertà di parola” (o free speech) vorrebbe assicurare visibilità a ideologie che con la libertà non hanno nulla a che fare – e che trova la sua massima espressione nell’alt-right americana. Non si può concedere palco e visibilità a chi lo usa per propagandare discorsi d’odio, di esclusione e discriminazione. Non dobbiamo e non vogliamo avere nessun rispetto per idee fasciste, autoritarie, razziste e sessiste.

In attesa della conferenza stampa, portiamo tutta la nostra solidarietà ad Asti Pride per la decisione di rifiutare di spartire lo spazio pubblico con i fascisti!

Non ci stupisce più di tanto questa giravolta istituzionale, perchè sappiamo bene che le istituzioni funzionano così: a seconda del vento politico e dei rapporti di forza, si arriva a scendere anche ai compromessi più ignobili.

Non chiediamo un passo indietro istituzionale, ma un passo avanti di ogni persona antifascista ad Asti. Riportiamo le lotte dove sono nate: per le strade, in autonomia, libere e in rivolta contro tutto quello che opprime i nostri corpi e le nostre vite. Se non ora, quando?