In memoria di David Graeber – Sei anarchico? La risposta potrebbe sorprenderti!

David Graeber è stato un antropologo, teorico ed attivista anarchico. Ha dato contributi teorici interessantissimi e si è sempre impegnato in prima persona nella militanza attiva. Rimandiamo a questa pagina per approfondimenti sulla sua attività e la sua produzione culturale https://www.anarcopedia.org/index.php/David_Graeber

Uno dei motivi che ce lo rendono così caro è sicuramente la sua capacità di spiegare concetti in modo semplice e diretto, indirizzando il discorso anche a chi non si è ancora avvicinato ad idee anarchiche o alla critica del sistema vigente.

Per ricordarlo, abbiamo tradotto uno di questi scritti, esemplare nella sua semplicità. Buona lettura.


Sei anarchico? La risposta potrebbe sorprenderti!

È probabile che tu abbia già sentito qualcosa su chi sono gli anarchici e in cosa dovrebbero credere. Ma è altrettanto probabile che quasi tutto ciò che hai sentito non abbia senso. Molte persone sembrano pensare che gli anarchici siano fautori della violenza, del caos e della distruzione, che siano contro tutte le forme di ordine e organizzazione, o che siano nichilisti pazzi che vogliono solo far saltare tutto in aria. In realtà, niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Gli anarchici sono semplicemente persone che credono che gli esseri umani siano in grado di comportarsi in modo ragionevole senza dover essere costretti a farlo. È davvero un’idea molto semplice. Ma è un’idea che i ricchi e potenti hanno sempre trovato estremamente pericoloso.
Nella loro forma più semplice, le convinzioni anarchiche si basano su due presupposti elementari. Il primo è che gli esseri umani, in circostanze normali, sono ragionevoli e corretti quanto gli è consentito essere, e possono organizzare se stessi e le loro comunità senza bisogno che gli venga detto come. La seconda è che il potere corrompe. Principalmente, essere anarchici è solo questione di avere il coraggio di prendere i semplici principi di comune correttezza secondo cui tutti viviamo e di seguirli fino alle loro logiche conclusioni. Per quanto strano possa sembrare, per molti versi probabilmente sei già un anarchico – semplicemente non te ne rendi conto.

Cominciamo prendendo alcuni esempi dalla vita di tutti i giorni.

  • Se c’è una fila per salire su un autobus affollato, aspetti il tuo turno e ti astieni dal farti strada a gomitate oltre gli altri anche in assenza della polizia?
Se hai risposto “sì”, allora sei abituato a comportarti come un anarchico! Il principio anarchico più basilare è l’auto-organizzazione: il presupposto che gli esseri umani non hanno bisogno di essere minacciati di procedimenti giudiziari per essere in grado di giungere a intese ragionevoli l’uno con l’altro, o per trattarsi a vicenda con dignità e rispetto.
Tutti crediamo di essere in grado di comportarci ragionevolmente in modo spontaneo. Se si pensa che le leggi e la polizia siano necessarie, è solo perché non crediamo che anche tutte le altre persone ne siano in grado. Ma se ci pensi, tutte quelle persone non pensano esattamente la stessa cosa di te? Gli anarchici sostengono che quasi tutto il comportamento antisociale che ci fa pensare che sia necessario avere eserciti, polizia, prigioni e governi per controllare le nostre vite, è in realtà causato dalle disuguaglianze sistematiche e dall’ingiustizia rese possibili proprio da eserciti, polizia, prigioni e governi. È tutto un circolo vizioso. Se le persone sono abituate a essere trattate come se le loro opinioni non contassero, è probabile che diventino arrabbiate e ciniche, persino violente, il che ovviamente rende facile per chi è al potere affermare che le loro opinioni non contano. Una volta capito che le loro opinioni contano davvero tanto quanto quelle di chiunque altro, le persone tendono a diventare notevolmente più comprensive. Per farla breve: gli anarchici credono che sia per la maggior parte il potere stesso, e gli effetti del potere, a rendere le persone stupide e irresponsabili.

 

  • Fai parte di un club o di una squadra sportiva o di qualsiasi altra organizzazione di volontariato in cui le decisioni non sono imposte da un leader ma prese sulla base del consenso generale?
Se hai risposto “sì”, allora appartieni a un’organizzazione che lavora con principi anarchici! Un altro principio anarchico di base è l’associazione volontaria. Si tratta semplicemente di applicare i principi democratici alla vita ordinaria. L’unica differenza è che gli anarchici credono che sia possibile avere una società in cui tutto possa essere organizzato in questo modo, in cui tutti i gruppi siano basati sul libero consenso dei loro membri. Di conseguenza, che tutte le forme di organizzazione gerarchiche dall’alto verso il basso come eserciti o burocrazie o grandi corporazioni, basate su catene di comando, non sarebbero più necessarie. Forse non credi che sarebbe possibile. Forse lo fai. Ma ogni volta che raggiungi un accordo per consenso, piuttosto che per minacce, ogni volta che prendi un accordo volontario con un’altra persona, arrivi a un’intesa o raggiungi un compromesso tenendo nella dovuta considerazione la situazione o le esigenze particolari dell’altra persona, stai agendo da anarchico, anche se non te ne rendi conto.
L’anarchismo è proprio il modo in cui le persone agiscono quando sono libere di fare ciò che vogliono e quando hanno a che fare con altri che sono ugualmente liberi – e quindi consapevoli della responsabilità verso gli altri che ciò comporta. Questo porta ad un altro punto cruciale: le persone sono capaci di essere ragionevoli e premurose quando hanno a che fare con i loro pari, ma la natura umana è tale che non ci si può più fidare delle persone a cui viene dato potere sugli altri. Date a chiunque un potere di questo tipo, e quasi invariabilmente ne abuseranno in un modo o nell’altro.

 

  • Credi che la maggior parte dei politici siano persone disoneste ed egoiste che non si preoccupano davvero dell’interesse pubblico? Credi che viviamo in un sistema economico stupido e ingiusto?
Se hai risposto “sì”, allora sei d’accordo con la critica anarchica della società odierna, almeno nelle sue linee più ampie. Gli anarchici credono che il potere corrompa le persone, e coloro che passano la loro intera vita a cercare il potere sono le ultime persone che dovrebbero averlo. Gli anarchici credono che il nostro attuale sistema economico abbia maggiori probabilità di ricompensare le persone per comportamenti egoistici e senza scrupoli che per comportamenti corretti e solidali. La maggior parte delle persone si sente proprio così. L’unica differenza è che la maggior parte delle persone pensa che non ci sia nulla che si possa fare al riguardo, o almeno – e questo è ciò che i fedeli servitori dei potenti sono sempre più propensi a sostenere – nulla che non finisca col peggiorare ulteriormente la situazione.
Ma se non fosse vero?
C’è davvero qualche motivo per crederci? Quando puoi effettivamente verificarle, la maggior parte delle solite previsioni su ciò che accadrebbe senza gli stati o il capitalismo si rivelano completamente false. Per migliaia di anni le persone hanno vissuto senza governi. In molte parti del mondo le persone tutt’oggi vivono al di fuori del controllo dei governi.
Non si uccidono tutti a vicenda. Per lo più vanno avanti con le loro vite come farebbe chiunque altro. Certo, in una società complessa, urbana, tecnologica tutto questo sarebbe più complicato: ma la tecnologia può anche rendere tutti questi problemi molto più facili da risolvere. In effetti, non abbiamo nemmeno iniziato a pensare a come potrebbero essere le nostre vite se la tecnologia fosse davvero organizzata per soddisfare i bisogni umani. Di quante ore avremmo veramente bisogno di lavorare per mantenere una società funzionale, cioè se ci liberassimo di tutte le occupazioni inutili o distruttive come telemarketing, avvocati, guardie carcerarie, analisti finanziari, esperti di pubbliche relazioni, burocrati e politici, e allontanare le nostre migliori menti scientifiche dal lavorare su armi spaziali o sistemi del mercato azionario per meccanizzare compiti pericolosi o fastidiosi come l’estrazione del carbone o pulire il bagno, e distribuire il lavoro rimanente tra tutti allo stesso modo? Cinque ore al giorno? Quattro? Tre? Due? Nessuno lo sa perché nessuno fa questo tipo di domande. Gli anarchici pensano che queste siano proprio le domande che dovremmo porci.

 

  • Credi davvero alle cose che insegni ai tuoi figli (o che i tuoi genitori hanno insegnato a te)?
“Non importa chi ha iniziato.” “Due torti non fanno una ragione.” “Ripulisci il tuo casino.” “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te.” “Non essere cattivo con le persone solo perché sono diverse.” Forse dovremmo decidere se mentiamo ai nostri figli quando parliamo loro di ciò che è giusto e sbagliato, o se siamo disposti a prendere sul serio le nostre stesse affermazioni. Perché se porti questi principi morali alle loro logiche conclusioni, arrivi all’anarchismo.
Prendi il principio che due errori non fanno un diritto. Se lo prendessi davvero sul serio, questo da solo eliminerebbe quasi tutte le basi della guerra e del sistema di giustizia penale. Lo stesso vale per la condivisione: diciamo sempre ai bambini che devono imparare a condividere, a essere rispettosi dei bisogni reciproci, ad aiutarsi a vicenda; poi andiamo nel mondo reale dove presumiamo che tutti siano naturalmente egoisti e competitivi. Ma un anarchico farebbe notare: in effetti, quello che diciamo ai nostri figli è giusto. Praticamente ogni grande risultato utile nella storia umana, ogni scoperta o realizzazione che ha migliorato le nostre vite, si è basato sulla cooperazione e sull’aiuto reciproco; anche in questo momento, la maggior parte di noi spende più soldi per i amici e famiglie che per noi stessi; anche se probabilmente ci saranno sempre persone competitive nel mondo, non c’è motivo per cui la società debba essere basata sull’incoraggiamento di tale comportamento, per non parlare di far competere le persone sulle necessità di base della vita.
Questo serve solo gli interessi delle persone al potere, che vogliono che viviamo nella paura l’uno dell’altro. Ecco perché gli anarchici chiedono una società basata non solo sulla libera associazione ma anche sulla solidarietà reciproca. La maggior parte dei bambini cresce credendo in principi anarchici, e poi gradualmente deve rendersi conto che il mondo degli adulti non funziona davvero in quel modo. Ecco perché così tanti diventano ribelli, o alienati, persino suicidi da adolescenti e, infine, rassegnati e amareggiati da adulti; l’unico conforto, spesso, è la capacità di crescere i propri figli e fingere con loro che il mondo sia giusto. Ma cosa succederebbe se potessimo davvero iniziare a costruire un mondo che fosse davvero fondato su principi di giustizia? Non sarebbe il regalo più grande che si possa fare ai propri figli?

 

  • Credi che gli esseri umani siano fondamentalmente corrotti e malvagi, o che certi tipi di persone (donne, persone di colore, gente comune non ricca o non particolarmente istruita) siano per natura inferiori e destinati ad essere governati da chi è superiore?
Se hai risposto “sì”, allora, beh, sembra che tu non sia un anarchico dopotutto. Ma se hai risposto “no”, allora è probabile che tu aderisca già al 90% dei principi anarchici e, probabilmente, stai vivendo la tua vita in gran parte in accordo con loro. Ogni volta che tratti un altro essere umano con considerazione e rispetto, sei un anarchico. Ogni volta che risolvi le tue divergenze con gli altri arrivando a un ragionevole compromesso, ascoltando ciò che tutti hanno da dire piuttosto che lasciare che una persona decida per tutti gli altri, sei un anarchico. Ogni volta che hai l’opportunità di costringere qualcuno a fare qualcosa, ma decidi invece di fare appello al suo senso della ragione o della giustizia, sei un anarchico. Lo stesso vale per ogni volta che condividi qualcosa con un amico, o decidi chi laverà i piatti, o fai qualsiasi cosa con un occhio di riguardo.
Ora, potresti obiettare che tutto questo è un buon modo di organizzarsi e andare d’accordo per piccoli gruppi di persone, ma gestire una città o un paese è una questione completamente diversa. E ovviamente c’è qualcosa di vero in questo. Anche se decentralizzi la società e metti più potere possibile nelle mani delle piccole comunità, ci saranno ancora molte cose che devono essere coordinate, dalla gestione delle ferrovie alla decisione sulle direzioni per la ricerca medica. Ma solo perché qualcosa è complicato non significa che non ci sia modo di farlo democraticamente. Sarebbe semplicemente complicato. In effetti, ogni anarchico ha idee e visioni diverse su come una società complessa potrebbe gestirsi. Spiegarli però andrebbe ben oltre lo scopo di un piccolo testo introduttivo come questo. Basti dire, prima di tutto, che molte persone hanno speso molto tempo a elaborare modelli su come potrebbe funzionare una società veramente democratica e sana; seconda cosa, e altrettanto importante, nessun anarchico afferma di avere un progetto perfetto. L’ultima cosa che vogliamo è comunque imporre modelli prefabbricati alla società. La verità è che probabilmente non possiamo nemmeno immaginare la metà dei problemi che sorgeranno quando proveremo a creare una società anarchica; tuttavia, siamo fiduciosi che, essendo l’ingegno umano quello che è, tali problemi possano essere risolti, purché sia nello spirito dei nostri principi di base – che sono, in ultima analisi, semplicemente i principi della fondamentale decenza umana.

 

Fonte: https://theanarchistlibrary.org/library/david-graeber-are-you-an-anarchist-the-answer-may-surprise-you

Traduzione a cura del Laboratorio Autogestito L.A. MICCIA.

NOCCIOLE A BOMBA

Quest’anno abbiamo dovuto ripensare al modo in cui portiamo avanti le nostre attività e le nostre lotte, occupando maggiormente lo spazio virtuale durante l’isolamento dovuto al covid, e spostando le nostre attività integralmente all’aperto. L.A. Miccia è un posto piccolo, due stanzette appena, che tuttavia amiamo e che continuiamo a presidiare in attesa di condizioni migliori per poterlo vivere nuovamente in modo collettivo. Questo significa che dobbiamo continuare a sostenerne anche i costi: bollette ed affitto ma anche acquisto di libri e stampa di opuscoli curati dal nostro centro di documentazione CDL Felix (@cdlfelix), spese per i volantini, l’organizzazione e la partecipazione a eventi vari, presidi, benefit in sostegno di altre realtà, etc. Le nostre attività di autofinanziamento, fatte di piccoli eventi conviviali, non saranno possibili ancora per un po’ perchè vogliamo essere sicurx di poterle riprendere in modo sicuro ed inclusivo per tuttx. 
Per far fronte a queste spese, coerentemente con i discorsi che portiamo avanti sull’autoproduzione e sul tentativo di emancipazione dal mercato capitalista, abbiamo preso in gestione collettivamente un piccolo noccioleto. In attesa del raccolto, e di poter quindi determinare la qualità e la resa delle nocciole, iniziamo a spargere la voce tra singolx, g.a.s. e mercatini solidali. Le nocciole sono di varietà trilobata (tonda gentile), non sono stati effettuati trattamenti negli ultimi 4 anni, e tutto il lavoro necessario alla pulizia e raccolta è volontario da parte del nostro collettivo e persone solidali. Il noccioleto è in provincia di Asti ed è casa per un sorprendente numero di animali liberi, tra cui scoiattoli rossi, picchi, lucciole e almeno un tasso, e sarà nostra cura lasciare a terra il raccolto di alcune piante per non privare di risorse gli animali che contano proprio sulle nocciole nei lunghi mesi invernali. Se interessatx a ricevere info dopo il raccolto contattateci in privato o via mail: astiosa @ autistici.org

CIAO PAOLO

Ieri, lunedì 20 luglio, Paolo Finzi, fondatore di “A-Rivista Anarchica”, se n’è andato e lo ha fatto volontariamente.

Come Laboratorio Autogestito la Miccia, abbiamo conosciuto Paolo nel gennaio del 2019, in occasione della presentazione al Diavolo Rosso del libro da lui curato su Fabrizio De Andrè: “Che non ci sono poteri buoni”. Prima dell’evento – riuscitissimo per partecipazione e interesse – avevamo passato un bellissimo pomeriggio di conoscenza reciproca.

Ci eravamo rivisti a Firenze in occasione della 9° Vetrina dell’editoria anarchica ed eravamo rimasti in contatto per la distribuzione del giornale e per l’organizzazione di un evento sul tema dell’antiziganismo e del Porrajmos, tematiche a lui e a noi molto care.

Da questi sporadici ma più che significativi incontri ne avevamo tratto le stesse impressioni riportate in queste tristi ore dai suoi “compagni di rivista”: l’impressione viva di un “maestro di anarchia e di etica, di dialogo e confronto, di un uomo brillante, intelligente, sensibile e gentile”.

Nato a Milano nel 1951 da famiglia antifascista, Paolo Finzi diventa militante anarchico giovanissimo e, nel marzo del 1968, conosce Giuseppe Pinelli. Il 12 dicembre 1969, quando avviene la strage di piazza Fontana, è il più giovane tra gli anarchici fermati dalla polizia insieme allo stesso Pinelli che poi morirà, precipitato da una finestra della Questura di Milano.

Nel 1971 Paolo partecipa alla fondazione della rivista anarchica “A”, la prima in Italia, in ordine alfabetico. Risale al 1974 la sua amicizia con Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi. Dopo la morte del cantautore genovese curerà dossier, cd e dvd su di lui e a lui dedicati. Parallelamente a questo terrà centinaia di conferenze su: pensiero anarchico, strage di stato, antifascismo, Spagna ’36, Errico Malatesta, rom e sinti. L’ultimo lavoro da lui curato è stato: “Farò del mio peggio. Cronache anarchiche a fumetti”, una raccolta di strisce di Anarchik, personaggio creato da Roberto Ambrosoli.

Con Paolo se ne va un pezzo importantissimo dell’anarchismo italiano. Di lui ci rimarrà per sempre l’esempio di un uomo capace di ascolto e di rispetto profondo e sincero. Un individuo di grandissimo profilo intellettuale e umano: una vita di navigazione, in direzione ostinata e contraria, verso un posto che si chiamasse “anarchia”.

LABORATORIO AUTOGESTITO LA MICCIA
CENTRO DI DOCUMENTAZONE LIBERTARIO “FELIX”

⁺*・༓☾ Chiacchierata Transfemminista ☽༓・*⁺

DOMENICA 19 LUGLIO H 18.00 @ Area verde Sebastiano Scirè Risichella – Asti

Vol. V – TRANSFEMMINISMO INTERSEZIONALE: RIFLESSIONI SULL’ALLEANZA TRA ISTANZE FEMMINISTE E LGBTQIA+

Il mese del pride è appena passato, e quest’anno il Pride istituzionale si è svolto online.

Lo svolgimento online della manifestazione garantisce che solo chi è già interessatx vi partecipi. Rivendicare uno spazio pubblico invece, in modo indecoroso, gioioso, e sì, sfacciatamente carnevalesco, è oggi più che mai fondamentale – in questa come in altre lotte.

La presa di posizione dell’amministrazione nel voler dividere il progetto di riqualificazione del sottopasso tra Asti Pride e i fascisti è un esempio più che mai palese del modus operandi istituzionale, dal quale possiamo trarre una semplice constatazione: libertà e autodeterminazione non ci verranno regalate, vanno conquistate e presidiate, giorno dopo giorno.

Sentiamo parlare di razzismo al contrario, di eterofobia, di sessismo inverso e nazifemminismo, di fascismo degli antifascisti: tutti segnali di una reazione al cambiamento che le lotte antirazziste, femministe e LGBTQIA+ portano nella società, segnali che ci dicono che chi detiene certi privilegi non vuole rinunciarvi. Questo è soprattutto il momento di stringere alleanze, di ascoltare le voci che ci arrivano da chi lotta accanto a noi ed essere megafono di quelle voci, di prendere parola e occupare lo spazio pubblico.

Ci piacerebbe davvero molto chiacchierare di tutto questo, di come queste cose impattano sulle nostre vite, di come queste istanze ci siano passate accanto invisibili. Siamo dell’idea che nessunx nasce imparatx, pertanto sarà anche un’occasione di confronto e di formazione: non esistono domande stupide!

Rispetto alle altre chiacchierate, questa volta vorremmo partire da regole condivise da tuttx sullo spazio di parola, per cercare di autogestirci nel modo più inclusivo possibile. Queste sono le nostre proposte, se ne avete altre comunicatecele 🙂

Ne discuteremo brevemente prima di iniziare per assicurarci che siano condivise e rispettose di tuttx le persone che parteciperanno:

♡ Nel rispetto di tutte le individualità, non diamo per scontato il genere e il pronome da assegnare allx nostrx interlocutorx.
♡ Cerchiamo di gestire i tempi nel rispetto di tuttx soprattutto se siamo in tantx.
♡ Cerchiamo di non interrompere e non parlarci addosso.
♡ Tuttx devono poter parlare se lo desiderano, ci sarà quindi una moderatrice che darà parola a chi la chiede.
♡ Ricordiamo che questa è una chiacchierata inclusiva.
♡ Toccheremo certamente argomenti che ci accendono, ma cerchiamo di non dirigere rabbia e indignazione verso lx altrx partecipanti alla chiacchierata.

La chiacchierata sarà all’aperto e manterremo le distanze necessarie a garantire a tuttx la partecipazione in modo sicuro. Porteremo qualche sedia, ma se puoi portati uno sgabello, o una coperta da mettere a terra.

Aperto a tuttu gli esseri umani di ogni genere, orientamento, età, forma e colore. Venite numeros* a portare le vostre esperienze e curiosità, domande e risposte, libri da consigliare, letture, canzoni, anche solo ad ascoltare e passare un pomeriggio piacevole e un po’ diverso!

♡♡♡ Ricordiamo che L.A. Miccia è uno spazio libero e antisessista: fasci, machi, bulli, omofobi, transfobici e razzisti non sono benvenut*. ♡♡♡

Dio Patria Famiglia – Che vita di merda!

Il 6 luglio l’associazione Asti Pride avrebbe dovuto inaugurare un’opera murale: le scale del sottopasso della stazione ridipinte da una parte con l’arcobaleno, e dall’altra con un’opera dell’artista astigiano Matteo Bisaccia che avrebbe rappresentato il Pride dell’anno scorso. Un’iniziativa artistica per lasciare una traccia del lavoro delle associazioni LGBT cittadine, del Pride 2019 e sicuramente rappresentativa di una larga fetta dellx astigianx che seguono e sostengono questa associazione.

L’amministrazione cittadina tuttavia ha ritenuto di dover bilanciare questi ideali inclusivi con il buon vecchio ultranazionalismo fascista.

Fascista, sì, chiamiamo le cose con il loro nome.

All’ultimo momento infatti Asti Pride ha scoperto che il sottopasso sarebbe stato concesso anche all’associazione Sole che Sorgi, che avrebbe “decorato” la propria metà con tricolori. Una “associazione storico culturale” sconosciuta, che non sembra aver mai fatto alcunchè ad Asti e che vuole essere considerata associazione culturale e non politica, secondo le dichiarazioni del presidente Franco Chezzi. La loro pagina facebook è però uno sfoggio di riferimenti decisamente politici, e che di fascista hanno davvero tutto: a partire dalla croce celtica impugnata dal cavaliere nel logo, i riferimenti a vittime dei partigiani (a cui il presidente Chezzi risponde con un PRESENTI di nostalgica memoria), gli auguri per il Natale Romano il 21 aprile (festa ufficiale del fascismo istituita da Mussolini nel ’21), gite in cui l’associazione “compatta come un unica Legione” si reca in pellegrinaggio alla caserma in cui Mussolini ha trascorso l’ultima notte prima di essere giustiziato, citazioni del filosofo ed esoterista Evola, firmatario del Manifesto della Razza, teorico del “razzismo spirituale ed esoterico” e della totale sottomissione della donna all’uomo.

Come se non bastasse, il vicesindaco Coppo commenta: “Avrei scelto subito il progetto di quelli che coloreranno il sottopassaggio con la Bandiera Italiana e che hanno una concezione di Dio, Patria e Famiglia ancora come si deve, rispetto agli altri i quali, non rispettando le idee avverse, denotano squadrismo culturale e intolleranza”. Oltre al disinvolto Dio Patria Famiglia di mazziniana memoria, ripreso e sdoganato dal fascismo in più occasioni, ci preoccupa l’uso della retorica dello “squadrismo culturale”, che si inserisce in quella corrente che in nome della “libertà di parola” (o free speech) vorrebbe assicurare visibilità a ideologie che con la libertà non hanno nulla a che fare – e che trova la sua massima espressione nell’alt-right americana. Non si può concedere palco e visibilità a chi lo usa per propagandare discorsi d’odio, di esclusione e discriminazione. Non dobbiamo e non vogliamo avere nessun rispetto per idee fasciste, autoritarie, razziste e sessiste.

In attesa della conferenza stampa, portiamo tutta la nostra solidarietà ad Asti Pride per la decisione di rifiutare di spartire lo spazio pubblico con i fascisti!

Non ci stupisce più di tanto questa giravolta istituzionale, perchè sappiamo bene che le istituzioni funzionano così: a seconda del vento politico e dei rapporti di forza, si arriva a scendere anche ai compromessi più ignobili.

Non chiediamo un passo indietro istituzionale, ma un passo avanti di ogni persona antifascista ad Asti. Riportiamo le lotte dove sono nate: per le strade, in autonomia, libere e in rivolta contro tutto quello che opprime i nostri corpi e le nostre vite. Se non ora, quando?

 

FREE(K) PRIDE – FROCIAL MASS

Tra il 27 e il 28 giugno 1969 a New York, nel bar Stonewall Inn, la comunità gay, lesbica, trans, queer di New York si ribellò all’ennesima violenta retata della polizia. Gli scontri andarono avanti per giorni, e fu il primo Pride della storia. Oggi le comunità nere e razzializzate si stanno ribellando in tutti gli Stati Uniti contro lo stesso tipo di società che non ha rinunciato né al razzismo né all’oppressione dell’etero-patriarcato. La nostra società non è diversa, e in questi mesi l’emergenza sanitaria ha evidenziato ancora di più l’indifferenza e la violenza sistemica a cui sono sottoposte tutte le soggettività che non hanno certi privilegi: chi è in carcere o in un cpr, le donne, chi viene da un paese straniero e ha la pelle nera, le persone queer, non binarie, omosessuali e bisessuali, in transizione, le persone malate, anziane, con problemi di dipendenze o con problemi mentali. In questa data storica vogliamo stare al fianco di tutte le persone discriminate e marginalizzate perchè non conformi, devianti, inutili e perciò sacrificabili, secondo la logica di ferro di questo sistema politico ed economico criminale. Nonostante l’epidemia, e anzi proprio per quello che ne è emerso, anche quest’anno un Pride è NECESSARIO.  

Il coordinamento Torino Pride, l’associazione di secondo livello che a Torino raggruppa tutte le associazioni lgbt+ mainstream, comprese le lobby liberal espressione dei partiti di maggioranza, e polis aperta, un’associazione di sbirri gay, ha deciso quest’anno di celebrare, nel cosiddetto pride month, il “primo pride online della storia”.

Anche quest’anno preferiamo invece aderire entusiastu ed indecorosu alla Frocial Mass chiassosa, solidale e inclusiva, sempre in lotta come fu a Stonewall contro ogni discriminazione, ogni ingiustizia, ogni segregazione! 

https://ahsqueerto.noblogs.org/post/2020/06/21/11-luglio-freek-pride-frocial-mass/

 

Chiacchierata Transfemminista! VOL. IV ⚧

Questa chiacchierata “a ruota libera” è stata forse necessaria per sfogare l’ansia dei lunghi mesi passati, ma ci siamo resx conto che non tuttx sono riuscitx a prendere la parola, e questo ci dispiace perchè come collettivo avremmo dovuto gestire gli interventi per includere tuttx.

La prossima volta proveremo a darci qualche regola, condivisa e stabilita all’inizio tra lx partecipantx, per dare spazio a tutte le persone che desiderano prendere la parola e condividere esperienze!


 
DOMENICA 14 GIUGNO H. 18 @ PARCO RISICHELLA ZONA SAN ROCCO -ASTI-
CHIACCHIERATA TRANSFEMMINISTA ♥ RIPRENDIAMO DA DOVE ABBIAMO LASCIATO ♥
 
L’otto marzo eravamo pronte a portare i nostri corpi e le nostre idee in piazza, per una chiacchierata pubblica. Per parlare della sicurezza delle strade che attraversiamo, della violenza che ci raggiunge comunque sotto all’occhio onnipresente delle telecamere, nel privato delle nostre case e nei luoghi di lavoro. Per riflettere sulle alternative a quella sorveglianza che non ci rende più sicurx ma solo più oppressx, alternative che vogliamo fatte di solidarietà e autodifesa.
 
Non è stato possibile perchè il divieto alle manifestazioni, anche se all’aperto e con il corretto distanziamento, è stata la misura di sicurezza più tempestiva per contrastare la diffusione del coronavirus.
 
L’emergenza sanitaria ha poi monopolizzato la nostra quotidianità e il dibattito pubblico. Non sono mancate riflessioni sull’impatto dell’epidemia e delle misure di distanziamento per le donne e per tutte le persone queer, trans, bi e omosessuali: convivenza con partner violenti, violenze domestiche e femminicidi durante il lockdown, la difficoltà a raggiungere i centri antiviolenza, il peso dei lavori di cura – retribuiti e non – che sono ricaduti come sempre per la maggior parte sulle spalle delle donne, il peso e la violenza di dover convivere forzatamente con persone che non riconoscono la propria identità di genere o il proprio orientamento sessuale, la difficoltà o l’impossibilità ad accedere alle terapie ormonali per le persone trans, la difficoltà di accesso alle interruzioni volontarie di gravidanza, le gravi difficoltà economiche di chi lavora in nero comprese le persone che fanno lavori sessuali. 
 
Discorsi e testimonianze importanti che hanno viaggiato in forma virtuale, e che vogliamo ora condividere tra tutte e tutti e tuttu, parlando di questo periodo e di come l’abbiamo vissuto, di quali misure solidali si possono mettere in atto durante le emergenze, di tutto quello che ci viene in mente! Per confrontarci, ascoltarci, metabolizzare il trauma, sostenerci a vicenda e costruire una rete solidale e inclusiva.
 
Incontriamoci dunque faccia a faccia! Chiacchieriamo!
 
Approfittando della bella stagione proponiamo un incontro all’aperto così si riduce la possibilità di contagio e riusciamo a mantenere la distanza.
 
♥ Porteremo qualche sedia, ma se puoi portati uno sgabello, o una coperta da mettere a terra.
 
♥ Portati qualcosa da bere e sgranocchiare, se vuoi fare un po’ di aperitivo. Per il momento evitiamo di condividere cibo e bevande tra più persone!
 

Aperto a tuttu gli esseri umani di ogni genere, orientamento, età, forma e colore. Venite numeros* a portare le vostre esperienze e curiosità, domande e risposte, libri da consigliare, letture, canzoni, anche solo ad ascoltare e passare un pomeriggio piacevole e un po’ diverso!

Ricordiamo che L.A. Miccia è uno spazio libero e antisessista: fasci, machi, bulli, omofobi, transfobici e razzisti non sono benvenut*.

 
 

31 maggio – 1 giugno due momenti di lotta antimilitarista ad Asti

F35? Valgono centocinquantamila terapie intensive. La portaerei Trieste? Cinquantamila respiratori polmonari. Una manciata di blindati e un elicottero? Trecentotrentamila posti letto oppure dieci miliardi di mascherine.


La produzione bellica non si è mai fermata. In pieno lockdown l’AIAD, la Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza, membro di Confindustria, scriveva ai propri associati che c’era “l’opportunità per le società e le aziende federate, di proseguire la propria attività, concentrando l’operatività sulle linee produttive ritenute maggiormente essenziali e strategiche”.
Essenziale e strategico per chi e per cosa? Per i governi e per le agenzie di sicurezza che li acquistano per i vari teatri di guerra. Questo settore dell’industria bellica, che ha in Piemonte uno dei suoi centri di eccellenza, non ha mai smesso di funzionare a pieno regime, perché la
guerra per il governo Conte è un motore “essenziale” dell’economia, un tassello indispensabile per i giochi di potenza a livello planetario.
Gli anziani delle RSA, i lavoratori obbligati a far circolare le merci, i commessi dei supermercati, i medici, infermieri e OSS erano sacrificabili. Pedine di poco valore sullo scacchiere della storia.
Mentre cacciabombardieri, elicotteri da combattimento, missili e droni venivano prodotti dalle varie industrie piemontesi, la gente continuava ad ammalarsi senza ricevere cure adeguate, oggi la prevenzione è ancora un’utopia, mentre visite ed esami specialistici per altre patologie restano pressoché azzerati.
A maggio hanno riaperto buona parte delle attività produttive e commerciali, la sanità privata offre i suoi servizi a pagamento, mentre l’attività ambulatoriale resta in lockdown. La metafora della guerra al virus, tanto cara al governo, ha un sapore agre di fronte alla strage di questi mesi.
Decine di migliaia di morti. Quanti sarebbero ancora vivi se ci fossero state le strutture adatte ad affrontare l’epidemia?


Le spese militari in Italia crescono da anni, così come i tagli alla sanità. Per chi se le può permettere ci sono le cliniche private, la prevenzione, le cure. Per gli altri la vita, specie in questi mesi, è diventata un terno al lotto.
Ma a decidere non è mai il destino. Decidono padroni e governi. Sono loro che hanno deciso dove e come investire, dove e perché spendere il denaro sottratto alle nostre buste paga.
La spesa militare è passata dall’1,25 per cento del Pil fino a raggiungere un picco del 1,45 per cento mentre quella sanitaria è scesa di un punto percentuale, con una previsione per il 2020 che si aggira sul 6,5 per cento del Pil.
Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio Mil€x nel 2020 sono stati stanziati circa 26,3 miliardi in spese militari, un miliardo e mezzo in più rispetto al 2019. 5,9 miliardi di euro sono destinati all’acquisto di nuovi sistemi d’arma.
Provate a calcolare quanti posti letto, quanti ospedali, quanti tamponi, quanta ricerca si potrebbe finanziare con questi 26 miliardi e rotti di euro. Avrete la misura della criminalità di chi ci governa oggi e di chi ci ha governato in questi anni.
Neppure l’epidemia ha fermato il business bellico. Anzi. La portaerei Cavour, costata 1,3 miliardi ed entrata in servizio nel 2009, è stata utilizzata per promuovere il made in Italy armiero nel mondo. Una nuova portaerei, la Trieste, varata lo scorso anno ci è costata 1,2 miliardi di euro.


In piena pandemia il governo ha deciso di acquistare per la Marina Militare due sommergibili dal costo di 1,3 miliardi di euro, che saranno costruiti da Fincantieri. Le armi italiane, in prima fila il colosso pubblico Leonardo, sono presenti su tutti i teatri di guerra.
Sette miliardi di euro sono stati sbloccati dal Ministero della Difesa e dal MISE per la prevista “Legge Terrestre” che dovrebbe garantire la costruzione di diversi armamenti. In aprile Fincantieri ha vinto la gara per alcune fregate destinate alla Marina Militare staunitense.
Le 36 missioni militari all’estero, al servizio dell’imperialismo tricolore, costano 1,3 miliardi l’anno.C’è anche un bonus per l’industria bellica: un blindato Lince, testato in zona di guerra, ha un valore aggiunto per i nuovi acquirenti. Le guerre che paiono lontane sono invece vicinissime: le armi che uccidono civili in ogni dove, sono prodotte non lontano dai giardini dove giocano i nostri bambini. I blindati Lince, oltre che in Afganistan, sono stati testati tra le montagne piemontesi, nel cantiere-fortino di Chiomonte, in Val Susa.
In questi anni i militari italiani facevano sei mesi in Iraq, Libano, Afganistan e sei mesi per le strade delle nostre città. Guerra interna e guerra esterna sono due facce della stessa medaglia. I militari, promossi a poliziotti durante la pandemia, sono nelle nostre strade per affiancare le altre forze dell’ordine nella repressione di ogni insorgenza sociale.
In molte località sono impiegati nelle zone popolari. In Piemonte sono concentrati soprattutto a Torino, dove hanno stretto in una morsa le strade di Aurora e Barriera, quartieri dove la povertà, la precarietà, la difficoltà a mettere qualcosa in tavola, a pagare i fitti e le bollette, già forte, è aumentata durante il lockdown.
In questi due mesi e mezzo il governo ha alternato il bastone alla carota, regalando elemosine e distribuendo multe e denunce. Il loro nemico sono i poveri, quelli che rischiano la vita lavorando in nero, perché altrimenti non saprebbero come camparla, il loro nemico sono i lavoratori sacrificabili, i braccianti che devono chinare il capo e non pretendere protezioni. Niente deve fermare la macchina del profitto: chi la inceppa è trattato da nemico, da vittima sacrificabile.


Negli ultimi 10 anni sono stati tagliati 43.000 posti di lavoro nella sanità. In Italia ci sono 3,2 posti letto ogni mille abitanti, contro i 4,7 della media europea. In Germania sono otto: inutile chiedersi perché lì la diffusione dell’epidemia sia stata controllata molto meglio che da noi. In Italia i posti letto (15mila euro l’uno) sono calati del 30 per cento tra il 2000 e il 2017.

I responsabili siedono in tutte le poltrone rosse del parlamento.
Dopo due mesi e mezzo di pandemia, la situazione non è migliorata: non ci sono state nuove assunzioni di medici, infermieri, assistenti sanitari, gli ospedali non sono luoghi sicuri né per chi ci lavora né per chi vi è ricoverato.
Chi osa denunciare la situazione viene deferito ai consigli di disciplina o licenziato. I lavoratori della sanità devono scegliere tra la borsa e la vita. Tra rischiare la vita per avere uno stipendio, o rischiare il posto per difendere la propria vita e quella degli altri.
In questi mesi il governo ha provato a renderci complici di una strage di stato, soffocandoci di retorica patriottica e coprendoci con un sudario tricolore.
L’unione sacra degli italiani nella “guerra” al coronavirus, il sacrificio della libertà per il bene di tutti. Una favola che si scioglie di fronte a bombardieri prodotti a Cameri, mentre alle persone ammalate venivano prescritti tachipirina e scongiuri.
Anche quest’anno in vista del 2 giugno, che, come ogni anno verrà celebrato con cerimonie militari e appelli patriottici, saremo in piazza, per dire che non ci stiamo, che non ci arruoliamo.
Il nazionalismo è un virus mortale, che di anno in anno sta infettando la nostra società. La paura del domani viene usata per innalzare nuove barriere, per finanziare guerre, stragi, occupazioni militari.
Gli anziani sacrificati nelle RSA mentre si costruivano sommergibili da guerra sono l’emblema di regole sociali che è nostro impegno spezzare. Noi siamo con chi sciopera per non morire di lavoro, con chi ha resistito alla militarizzazione ed ha creato reti solidali.
Disertori, anarchici, senzapatria saremo in piazza, con tutte le precauzioni necessarie, contro tutti gli eserciti, tutte le frontiere, tutte le guerre. Per un mondo senza confini, stati, padroni, di liber* uguali, solidali.

Assemblea Antimilitarista – Torino
Federazione Anarchica Torinese – FAI
Laboratorio Autogestito La Miccia – Asti

Spesa Sospesa

Siccome l’ultima cassetta della nostra spesa sospesa è sparita (a una prima ipotesi avevamo pensato agli UFO, ma non escludiamo qualche zombie scappato dal laboratorio che se la sarebbe mangiata intera)…

RILANCIAMO la spesa SO-SPESA: invitiamo tutt* coloro che volessero portare la propria solidarietà, a offrire beni di prima necessità a chi è in difficoltà in questi mesi.

Consapevoli della forza della SOLIDARIETÀ e del MUTUO APPOGGIO, vi riproponiamo la cassetta SO-SPESA: se puoi metti, se hai bisogno prendi.

DOVE: nei pressi del Laboratorio Autogestito La Miccia (Via Toti, 5, Asti)

QUANDO: martedì e giovedì in mattinata, mercoledì sera (dalle 20.30)