SALUTO SOLIDALE AL CARCERE DI ASTI + PUNTO INFO CENTRO CITTA’

24 SETTEMBRE 2023

H 15 – Presidio solidale al carcere di Quarto d’Asti

H 19 – Punto info centro città Asti

TUTTX LIBERX

Il carcere uccide. In estate il carcere uccide ancora di più. Celle bollenti, sovraffollamento, isolamento, suicidi. Da inizio anno 48 persone si sono tolte la vita dentro ad una cella, 15 solo nel periodo estivo. Come se non bastasse, nella “distrazione” dell’estate, molte guardie penitenziarie sotto processo accusate di tortura all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere sono state reintegrate nello stesso carcere. Lo stato, tramite i suoi giudici e tribunali, copre e assolve chi tortura e uccide. Ricordiamo che, a seguito di quel pestaggio di massa, tre persone detenute sono decedute: Vincenzo Cacace, Fachri Marouane, due prigionieri che avevano denunciato le torture, e Lamine Hakimi, morto dopo un mese in isolamento dai fatti di Aprile 2020. Davanti a tanta violenza questa estate c’è chi non ha abbassato la testa, da Napoli a Roma fino a Genova, passando per Torino, i detenuti e le detenute hanno innescato proteste individuali e collettive, in rivolta contro gli aumenti dei prezzi dei generi alimentari, per il cibo che fa schifo, per la malasanità, per la violenza quotidiana che sono costrettx a subire.

Continuiamo a stare in strada e sotto le mura delle carceri per fare da megafono e sostenere le voci che arrivano da dentro, a fianco di tutti i detenuti e le detenute in lotta! La solidarietà è un’arma, usiamola!

CONTRO TUTTE LE GALERE – ROMPIAMO L’ISOLAMENTO

Sabato 6 maggio ci siamo ritrovatx sotto le mura del carcere della nostra città, a Quarto d’Asti. Sull’onda della lotta portata avanti da Alfredo Cospito e la mobilitazione internazionale al suo fianco abbiamo provato a rompere quel muro di silenzio e isolamento che divide I prigionieri dal resto della città.
Abbiamo raccontato a tuttə loro dello sciopero della fame di Alfredo e  che per le strade e per le piazze si è lottato contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo per più di 6 mesi e non solo in Italia, abbiamo raccontato che ad oggi molte persone sanno che le punte di diamante del sistema carcerario italiano, sono strumenti di morte, annichilimento, tortura e che Il 41 bis e l’ergastolo non sono “condanne sproporzionate” solo per Alfredo, ma sono lente condanne a morte per tutte le persone che li subiscono.
Abbiamo parlato delle rivolte del marzo 2020 e di come lo stato le abbia represse nel sangue uccidendo 1 persone,  degli 84 suicidi in carcere nel solo anno 2022, abbiamo gridato con forza che vogliamo tuttx liberx e che fuori per le strade continuaimo a lottare per far si che di galere e Cpr, le prigioni per chi è senza documenti, rimangano solo macerie.
Abbiamo gridato la nostra solidarietà oltre quelle mura a tutta la popolazione carceraria, comunicando che sappiamo le condizioni in cui sono costretti a vivere, una situazione di sovraffolamento, in questo momento sono in 282 su 205 posti disponibili. Nelle celle non c’è l’acqua calda. 
Abbiamo raccontato cos’è successo nel 2004 all’interno delle mura in cui si trovano, dove un detenuto era stato rinchiuso in una cella d’isolamento nudo, che in quella cella non c’erano neanche i vetri alle finstre, non c’era un materasso, l’unico cibo che gli davano era pane e acqua e le guardie lo hanno picchiato per mesi, fratturandogli una costola. Abbiamo raccontato che i medici all’interno non dissero nulla e che una guardia strappò a mani nude la  coda dei capelli del detenuto per regalarla al suo collega come regalo di natale. 
Le reazioni solidali dall’interno non si sono fatte attendere, rompendo per un giorno quel muro di cinta che ci divide, rompendo quel silenzio fatto di guardie, isolamento e violenza.
Mentre scriviamo queste poche righe c’è chi continua a lottare all’interno delle galere, un detenuto nel carcere di Bancali, Domenico Porcelli, 49 anni ha iniziato uno sciopero della fame da circa due mesi in solidarietà ad Alfredo Cospito e per protestare contro il prolungamento della misura del 41 bis nei suoi confronti, ha perso 15kg, ha deciso dal 3 maggio, di rifiutare le flebo e la sua salute è in condizioni critiche. 
Un altra storia di cui vogliamo parlare è quella di Alessio Attanasio un detenuto in stato di detenzione cautelare per dei fatti successi nel 2001,lui ha già scontato trent’anni di carcere di cui venti ininterrottamente in regime di 41 bis, al momento dopo un periodo di detenzione nel carcere di Massama nella sezione ad alta sicurezza (AS1) ad Oristano è stato ritrasferito in regime di 41 bis a Nuoro pur nonostante non ci siano i presupposti. Alessio in questo momento è in isolamento totale: non gli è permesso avere un fornelletto per scaldare i cibi, non ha la televisione, gli sono stati tolte le ante dell’armadio, non può continuare gli studi, lui è iscritto all’univesità di Sassari presso la  facoltá di Giurisprudenza, gli è stato negato di usare il computer per scrivere, studiare e visionare i suoi atti processuali. Dal 5 Marzo 2023 Alessio ha iniziato uno sciopero del vitto in solidarietà ad Alfredo Cospito.
In tanto il carcere continua ad uccidere, da inizio anno sono morte quasi 80 persone tra cui due detenuti entrambi ristetti nel carcere di Augusta nel Siracusano, deceduti in ospedale a distanza di un mese l’uno dall’altro per le conseguenze di uno sciopero della fame uno portato avanti per 60 giorni l’atro da 41, due persone, due essere umani morti nella totale indifferenza  nelle mani dello stato. 
Continuiamo a rilanciare fuori da quelle mura il coraggio e la forza di chi dentro continua a lottare contro la brutalità della detenzione.  
CONTRO TUTTE LE GALERE – TUTTX LIBERX 
SOLIDARIETÀ A TUTTX I/LE RECLUSX

PROSSIMI APPUNTAMENTI

TORINO
sabato 20 maggio
h 13 pranzo con distro e mostra informativa sulla lotta anticarceraria all’ex lavatoio occupato – corso benedetto brin 21, Torino
h 18 presidio solidale sotto le mura del carcere Lorusso e Cotugno Torino – appuntamento al capolinea tram 3
https://gancio.cisti.org/event/presidio-al-carcere-delle-vallette-4

sabato 27 maggio
h 17 saluto al carcere minorile di Torino Ferrante Aporti (via Berruti e Ferrari)
https://gancio.cisti.org/event/saluto-al-carcere-minorile-ferrante-aporti-via-berruti-e-ferreri-torino

MILANO
domenica 21 maggio
h 17 presidio al carcere di San Vittore, piazzale Aquileia, Milano
https://lanemesi.noblogs.org/post/2023/05/14/presidio-al-carcere-di-san-vittore-milano-21-maggio-2023/

BOLOGNA
domenica 21 maggio
h 17 presidio al carcere della Dozza, via del Gomito, Bologna. Ritrovo in Piazza dell’Unità alle 16 per andare insieme in bus (linea 25)
https://brughiere.noblogs.org/post/2023/05/16/bologna-presidio-al-carcere-della-dozza/

Fuori Alfredo dal 41 Bis! Carcere e repressione, incontro con gli avvocati

Domenica 12 Febbraio. Secondo appuntamento informativo. Questa volta saremo al Diavolo Rosso con l’avvocato Gianluca Vitale, uno degli avvocati del pool di Anna Beniamino compagna coimputata con Alfredo e l’avvocato Maurizio La Matina. Parleremo della vicenda di Alfredo e Anna, di carcere e 41 bis ma non solo… si parlerà di come la repressione dello stato si stia abbattendo con forza su ogni individualità o movimento in lotta in questo paese.

VAGLI A SPIEGARE CHE È PRIMAVERA – CONOSCERE IL CARCERE PER ABBATTERLO

Domenica 18 Aprile – H. 16 – Corso Alfieri (davanti Unicredit) – Asti

A un anno dalla rivolta nelle carceri italiane, primo appuntamento del percorso di informazione e lotta contro le prigioni.

Vagli a spiegare che è primavera
Un anno fa, nel marzo 2020, il governo risponde all’emergenza pandemica innalzando ancora di più le mura del contenimento carcerario. 
Il 22 febbraio 2020 il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria emana una circolare in cui si dispone che tutti gli operatori penitenziari, volontari e familiari dei detenuti residenti nelle zone rosse non entrino negli istituti penitenziari. Nei giorni seguenti gli istituti penitenziari avviano una politica di chiusura forzata al mondo esterno, sospendendo i colloqui e i regimi di semi-libertà. La risposta dei detenuti nelle carceri di mezza Italia è l’unica possibile. Radicale come estreme sono le condizioni in cui si trovano.
Tra l’8 e il 9 marzo scoppiano rivolte in oltre 70 istituti penitenziari a cui si aggiungono manifestazioni in altri 30 istituti su un totale di 189 prigioni sul territorio nazionale. 
I motivi delle rivolte riguardano il blocco dei colloqui con i parenti e la richiesta di maggiori garanzie rispetto alla gestione dell’emergenza sanitaria, in contesti dove il sovraffollamento è ormai un dato cronico. Alla fine di febbraio 2020 le carceri ospitavano 61.230 detenuti a fronte di 50.931 posti disponibili. Un tasso di affollamento del circa 120%, reso ancora più insostenibile dalla pandemia.
Mentre il governo stabiliva come far fronte all’emergenza sanitaria vietando gli assembramenti e imponendo la distanza minima di un metro tra le persone, i/le detenut* erano costrett* a stare ammassat* e ad essere espost* al continuo rischio di contagio per la presenza del personale penitenziario che entrava ed usciva dalle prigioni. 
Il bilancio di quei giorni è un bollettino di guerra: 13 morti, fatti passare dalle istituzioni pubbliche e dai mass media come “overdosi da metadone”, a seguito di frettolose autopsie e sbrigative cremazioni. Insomma se i detenuti muoiono durante le   rivolte   sono   dei   tossici   senza   speranza, talmente  poco  esperti  e  avvertiti  da  morire  di  overdose  da  metadone. Se invece sono  ammessi  alle misure  alternative  in  epoca  di  pandemia,  sono per forza esponenti  di  associazioni  criminali  di  stampo  mafioso  che  usano  le  rivolte  come  ricatto  allo stato.  Risulta incomprensibile come questo sia potuto accadere quando tutt* sanno che l’overdose da metadone è facilmente curabile: in dotazione da vent’anni in tutte le ambulanze, e ovviamente in tutte le carceri, c’è la fiala (miracolosa) chiamata Narcan, che riporta in vita i morituri. Ma, evidentemente, non venne usata; né a Modena, né durante i trasferimenti. 
Nei giorni successivi alla rivolta, una quarantina di detenuti verranno trasferiti dal carcere di Modena a quello di Ascoli. Tra loro Sasà (Salvatore Piscitelli) che morirà di lì a poco, nella più totale indifferenza delle guardie. Per rompere il silenzio cinque detenuti, tra cui il compagno di cella di Sasà, decideranno di presentare un esposto per portare a galla  una verità fatta di corpi offesi, uccisi e umiliati. Per strappare il bavaglio di silenzio legato attorno a quest’ennesima mattanza di stato.  
Ad un anno da questi episodi vogliamo dare nuovamente voce alle situazioni disumane che si vivono nelle carceri. Perchè il silenzio su quelle morti è assordante. Perchè ad un anno dalle rivolte nulla è cambiato e mentre noi cerchiamo di mantenerci al sicuro da questa pandemia le situazioni di rischio e sovraffollamento per chi sta in carcere non si sono modificate nella sostanza. Ad agosto 2021 i/le detenut* eccedent* la  capienza regolamentare dichiarata dal Ministero risultavano essere 3.347, con un tasso  di  sovraffollamento  del 105,93%. Le condizioni generali risultano poi significativamente peggiorate e non a caso quest’anno si è riscontrato il più alto tasso di suicidi dell’ultimo ventennio: 61 persone. 
Anche nel carcere di Asti ci sono state due proteste negli ultimi mesi a causa del dilagare del covid all’interno delle sezioni. Dopo il primo focolaio l’amministrazione ha pensato bastasse vaccinare alcuni detenuti ma dopo poche settimane la situazione è peggiorata nuovamente.
Perchè anche qui la pandemia non ha fatto altro che peggiorare situazioni già da tempo insostenibili. Perchè la crisi pandemica non ha fatto altro che svelare in tutta la sua evidenza una crisi che è dell’istituzione stessa carceraria. Di un carcere che ci dicono serva per riabilitare ma che produce nel 68.45% dei casi recidive. Un carcere che ci dicono che ospiti pericolosi mostri ma che è pieno per il 93 % di reati per droga e reati contro il patrimonio (furti o truffe). Reati dovuti nella stragrande maggioranza dei casi all’emarginazione e all’impossibilità di vivere diversamente in una società fondata sulla diseguaglianza economica più feroce.
La crisi di un carcere che a ben vedere non rappresenta altro che lo strumento di una guerra al crimine che nasce come discorso sicuritario contro gli abitanti dei cosiddetti quartieri “indecorosi”: i tossicodipendenti, le prostitute, gli homeless, gli immigrati e tutti coloro che vengono identificati come portatori di una pandemia di delitti minori. Queste persone diventano il capro espiatorio di quel senso di insicurezza e precarietà che invade la nostra società e che affonda le proprie radici ben altrove. In una vita resa sempre più precaria e sfruttata da governi e padroni, da politicanti e sfruttatori che ci fanno versare lacrime e sangue, alimentando la guerra fra poveri.
Il carcere, in tutto questo, non diventa altro che una discarica sociale, un grande contenitore in cui raccogliere e rimuovere problematiche che non trovano risposte adeguate. Una macchina mostruosa di esclusione e di sofferenza che non è possibile in alcun modo riformare ma solo abbattere una volta per tutte. Come si abbatterono i manicomi: istituzioni totali altrettanto mostruose e degradanti, le cui mura caddero solo dopo lunghe lotte e nonostante il timore instillato da chi voleva la malattia mentale imprigionata, isolata e punita. I veri criminali siedono in parlamento e nei consigli di amministrazione. Sono loro a costringere migliaia di persone alla fame e alla cosiddetta “delinquenza”. Un’altra società, che sappia fare a meno di prigioni e galere, che si fondi sull’uguaglianza, la solidarietà e il mutuo appoggio è oggi più che mai possibile. Oggi più che mai necessaria.